Il Consiglio di Stato manda defintivamente in soffitta il regolamento ministeriale per le elezioni forensi. A distanza di un anno e mezzo dalla tornata elettorale più controversa della storia della categoria, il Consiglio di Stato sentenza 3414/16 della Quarta sezione, depositata ieri ha respinto il ricorso contro le sentenze del Tar che, giusto un anno fa, avevano dichiarato l’illegittimità di due articoli del Dm 170/14 della Giustizia. La censura colpisce le norme del regolamento (articoli 7 e 9) che erano già apparse ai giudici amministrativi in violazione del principio di tutela delle minoranze. Soprattutto dove è permesso a ogni elettore di esprimere un numero di preferenze pari al numero dei candidati da eleggere, dove è permessa la presentazione di liste che contengono un numero di candidati pari a quello dei consiglieri complessivamente da eleggere e dove si prevede che le schede elettorali possono contenere un numero di righe pari a quello dei componenti complessivi del consiglio da eleggere. A conferma della complessità, oltreché della novità, del contendere, i giudici della Quarta hanno compensato le spese del procedimento, ma con un verdetto che, nel merito, è destinato a chiudere per sempre il capitolo di rappresentatività della categoria contenuto nel Dm del 2014. A dare notizia del deposito della decisione è stata Associazione nazionale forense (Anf), il cui segretario Luigi Pansini ha detto di auspicare ora «dopo quattro sentenze del Tar, un giudizio di ottemperanza pendente e la decisione del massimo giudice amministrativo, che si voglia in tempi rapidi dotare l’Avvocatura dello strumento idoneo all’elezione dei suoi rappresentanti. Pieno sostegno alla soluzione normativa proposta dal ministro ma occorre fare presto e mantenere l’impegno assunto». Secondo Pansini,«democrazia, rispetto delle regole, etica e decoro della professione sono valori che vanno praticati e non solo predicati e per il cui rispetto occorre spendersi senza tentennamenti. Ora tutte le rappresentanze dell’Avvocatura diano il loro contributo al ministro Orlando per una soluzione in tempi rapidi che assicuri il corretto funzionamento degli ordini circondariali». Il testo su cui stava lavorando il ministero ma che non ha ancora trovato un veicolo normativo è imperniato sulla tutela delle minoranze attraverso l’espressione di preferenze per non più del 51% dei candidati, sulla cancellazione del voto di lista, sulla rappresentanza di genere assicurata, sulla fase transitoria per allinearea fine 2018 la scadenza di tutti i Consigli degli ordini per poter partire dal 1° gennaio 2019 con un voto da svolgere con nuove regole uguali per tutti. Principi, questi, presentati cinque mesi fa nell’emendamento al disegno di legge concorrenza e poi sottoposto dal ministro della Andrea Orlando alle rappresentanze delle associazioni forensi. Ma quel testo in Parlamento non è ancora arrivato.
Alessandro Galimberti