Il regolamento sulle specializzazioni legali rischia di arenarsi ancora prima di iniziare a produrre i suoi effetti. A poco meno di due settimane dalla pubblicazione in G.U. del regolamento del ministero della giustizia per il conseguimento e il mantenimento del titolo di avvocato specialista arriva l’annuncio della prima impugnazione di fronte al Tar Lazio da parte dell’Associazione nazionale forense che si appresta ad essere, in base a quanto risulta a ItaliaOggi, solo il primo di una lunga serie. In coda, infatti, ci sarebbero anche i consigli degli ordini di Roma e Napoli, mentre l’Oua è in procinto di convocare le associazioni maggiormente rappresentative dell’avvocatura per decidere il da farsi. Il tutto, entro il 14 novembre, termine ultimo per impugnare il testo uscito dal dicastero di via Arenula. E sotto i riflettori finiscono più aspetti del testo: alcuni di merito e uno di carattere procedurale. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, infatti, ad avviso dell’Anf non è ammissibile che «la specializzazione sia ottenuta a seguito di un percorso esclusivamente teorico e culturale. E, allo stesso tempo», ha sottolineato il numero uno dell’Associazione Luigi Pansini, «la valutazione della qualità degli incarichi ai fini della comprovata esperienza non è ancorata ad alcun criterio oggettivo ma rimessa ad un apprezzamento ingiustificatamente discrezionale». Ma secondo l’Anf, c’è anche un aspetto di merito che non deve essere sottovalutato: l’aver mantenuto la macrocategoria del diritto penale e del diritto amministrativo a fronte di una frammentazione eccessiva del diritto civile. Ma non è tutto. «Perplessità sorgono anche con riferimento alle norme in materia di concorrenza e non solo relativamente alla frequenza dei corsi obbligatori per il mantenimento del titolo e al potere del Cnf di riconoscere le associazione specialistiche con le quali successivamente curare, d’intesa, il mercato della formazione specialistica. Queste e tutte le altre criticità erano state portate all’attenzione della politica, delle istituzioni forensi e del Ministero ma sono rimaste morta. Alla luce di tutto ciò», ha concluso Pansini, «la sensazione che si sia perso tempo prezioso è palese e dunque non abbiamo potuto far altro che decidere di rivolgerci al giudice».
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Beatrice Migliorini