I dati sui redditi dei professionisti ci dicono che l’avvocatura è economicamente più fragile di quanto immaginabile. Una condizione non ideale per reggere la devastante onda d’urto dell’emergenza sanitaria. «Certo, non è il momento delle polemiche – afferma Luigi Pansini, segretario generale dell’Associazione nazionale forense – ma non significa che qualche considerazione non possa essere fatta. In tutti questi anni l’Anf ha chiesto di guardare “altrove”: verso una disciplina delle collaborazioni, dell’avvocato dipendente da altro avvocato, delle aggregazioni, delle società anche multidisciplinari, di un’idea seria di specializzazione e di professione strettamente ancorata al mercato. Se l’avvocatura e il Cnf avessero riservato la nostra attenzione “altrove”, come noi di Anf chiedevamo oggi, in condizioni di emergenza, avremmo facilmente usufruito di tutte quelle misure che tutti a gran voce invocano trovando assurda la non parificazione degli studi legali alle Pmi ».
Sul fronte delle richieste operative arriva anche quella degli avvocati tributaristi. «Bisogna far partire il processo telematico -spiega il presidente Uncat, Antonio Damascelli -. E poi, se il primo giugno non ci sarà un’ulteriore sospensione, servirà una maggiore flessibilità in fase di riscossione coattiva: non per evitare i pagamenti ma per renderli più accessibili, magari rateizzandoli. Altrimenti fioccheranno fallimenti, pignoramenti e usure».