Usa un paragone: i treni ad alta velocità in Italia, assieme ai tempi di percorrenza, hanno migliorato l’accoglienza e il comfort per chi viaggia. Così i tribunali d’impresa dovrebbero offrire alti standard di qualità e marciare veloci come la Tav. Ne è convinto Gabriele Cuonzo, managing partner dello studio legale Trevisan & Cuonzo di Milano, esperto in materia di controversie che riguardano le aziende, un’ampia gamma che tocca diritto societario, antitrust, diritto industriale, adesso anche gli appalti. Ambito in cui si inseriscono i contenziosi civili con una delle parti o entrambe, straniere. «Questi tribunali, secondo me, dovrebbero funzionare meglio degli altri», afferma il legale, «il contenzioso di impresa è all’ordine del giorno, per le aziende fa addirittura parte del business. E per le aziende estere, multinazionali americane, inglesi, tedesche, l’impatto con il nostro apparato giudiziario è scioccante. Condizioni che spesso dissuadono gli imprenditori stranieri dal venire ad investire nel nostro paese». Il Tribunale delle imprese in Italia è una sezione specializzata istituita presso i tribunali e le corti d’appello nel capoluogo di ogni regione. Mentre per la Valle d’Aosta è competente Torino, per Bologna lo è Genova. «Ma – precisa Cuonzo – soltanto a Milano, Torino, Venezia, Genova e Bari si celebrano giudizi in cui ci sono parti straniere». Gli avvocati lamentano le lungaggini del processo e anche le carenze formali. «Il luogo anzitutto – spiega il legale -: la stragrande maggioranza delle udienze civili si svolge nella stanza del giudice anziché in un’aula, il magistrato non indossa la toga, i tavoli sono invasi di fascicoli, il che dà un’immagine di disordine e approssimazione, c’è un continuo via vai di persone anche estranee al giudizio, manca il traduttore simultaneo, le udienze sono molto sbrigative e i verbali tirati via. All’estero non funziona così». Mentre il governo sta lavorando per migliorare l’attività della giustizia civile, su cui pesano 4,5 milioni di cause, con l’obiettivo di ridurre il contenzioso, gli avvocati che si occupano del diritto d’impresa chiedono che si cominci dai tribunali d’impresa per le aziende straniere. «Perché non partire da questa area, che ha riflessi molto seri sull’economia del paese? Le multinazionali più importanti hanno una certa paura della giustizia italiana per esperienze non positive. A un capo di azienda che arriva dagli Usa, si presenta una situazione che appare non corretta né affidabile. Non è in discussione la preparazione dei magistrati, ma le modalità, la qualità complessiva che viene percepita dall’utente». Cuonzo cita l’esempio dell’americana Alps South Llc., che alla luce dei problemi riscontrati ha scelto di non investire più in Italia perché non c’era fiducia sul sistema giudiziario italiano. «Il primo parametro è la velocità ma non è l’unico fattore. Perciò l’esempio ferroviario è calzante. Bisogna che le corti italiane siano più accoglienti. È questo che bisogna curare se vogliamo recuperare terreno della giustizia italiana agli occhi del mondo». C’è il rischio di creare sezioni d’élite, privilegiate? «Noi pensiamo a un approccio selettivo: concentrarsi e investire sui tribunali d’impresa per gli stranieri significa eliminare un freno alla diffusione degli investimenti dall’estero». Mediazione e arbitrato mirano a velocizzare i processi, ma i risultati per ora sono modesti. «Per ridurre il contenzioso ci sono due strade: aumentare il contributo unificato per intentare una causa e far pagare effettivamente le spese di lite alla persona che perde. Sembra una cosa banale ma non è così»