Il Sole 24 Ore – Roberta Miraglia – La Spagna ha quaranta procedimenti pendenti, l’Italia una decina e ce ne sono altri instaurati contro la Repubblica Ceca, la Grecia, la Bulgaria, la Romania e la Germania. Gli investitori, in questi ultimi anni, avvalendosi della giustizia arbitrale hanno presentato richieste di risarcimento agli Stati della Ue che, cambiando il regime di incentivi per le energie rinnovabili, avrebbero violato le regole dell’Energy Charter Treaty, il Trattato multilaterale sulla Carta dell’energia che tutela gli investimenti del settore prevedendo la possibilità di arbitrato. Il valore delle cause, solo stimabile data la pluralità di collegi, ammonta a centinaia di milioni di euro.
Ma l’esito dei procedimenti è incerto poiché con la sentenza Achmea del marzo 2018 la Corte di giustizia della Ue ha stabilito che il meccanismo arbitrale per le cause tra investitori e Stati Ue derivanti dai trattati di investimento è incompatibile con la legislazione europea. E una dichiarazione del gennaio 2019 di 22 degli Stati membri ha stabilito che tutte le clausole arbitrali dei trattati di investimento sono inapplicabili. Ha aggiunto che gli Stati si impegnano a recedere entro dicembre 2019 dai trattati di investimento e invitato la “comunità degli investitori” a non iniziare alcun nuovo procedimento arbitrale intra-Ue.
Molte corti arbitrali continuano tuttavia a dare ragione agli investitori. Il punto in parte controverso, infatti, è se Achmea abbia spazzato via, come dice la Commissione, anche un trattato multilaterale di cui la stessa Ue è parte, quale l’Ect. A marzo e ad aprile, una Corte statale svedese, la corte d’appello di Stoccolma, ha sospeso l’esecuzione di due lodi in cui l’Italia è chiamata al risarcimento per un totale di 20 milioni di euro e potrebbe decidere un rinvio alla Corte di giustizia Ue. Non è detto che ciò avvenga ma la situazione di incertezza potrebbe portare infine a una nuova pronuncia dei giudici del Lussemburgo. Osserva l’avvocato Massimo Benedettelli, partner dello studio Arblit, specializzato in arbitrati: «In prima istanza è stata negata la sospensione dell’esecuzione del lodo concessa invece in appello perché sebbene non specificato potrebbe esserci un rinvio preguidiziale alla Corte di giustizia del Lussemburgo per verificare se e in che misura i principi affermati nella sentenza Achmea con riguardo a un trattato bilaterale in materia di investimenti tra due Stati membri possono valere anche con riguardo a un trattato multilaterale stipulato dalla stessa Unione oltre che dagli Stati membri e da Stati terzi, quale l’Ect».
Le corti arbitrali stanno dando torto agli Stati che eccepiscono la decisione Achmea per non rispondere delle richieste di danni. Per esempio lo ha fatto, il 7 maggio, un tribunale Icsid, il Centro internazionale per la risoluzione delle controversie sugli investimenti esteri istituito presso la Banca mondiale dalla Convenzione di Washington. Ancora una volta lo Stato coinvolto è l’Italia. Secondo il tribunale la decisione Achmea non si estende agli arbitrati di investimento presentati in base all’Ect.
«Sono nove i casi cominciati da investitori stranieri contro l’Italia per i tagli agli incentivi al fotovoltaico stabiliti dai vari “conti energia” – dice Michele Sabatini, partner di Arblit – in tutti i casi gli investitori lamentano una violazione del Trattato sulla Carta dell’energia. Solo i primi due sono conclusi, mentre i restanti sono ancora pendenti. Di recente, il 7 maggio 2019, con lodo parziale il tribunale ha respinto l’eccezione alla giurisdizione sollevata dall’Italia sulla base della sentenza Achmea ma il caso deve ancora proseguire sul merito». La Spagna, prosegue Sabatini, è convenuta in circa 40 procedimenti arbitrali relativi ai tagli agli incentivi sul fotovoltaico: «La maggior parte dei casi è ancora pendente e la maggioranza dei casi decisi è a favore degli investitori, sebbene ci siano alcune decisioni negative».
Vi è ormai la tendenza a non dare esecuzione ai lodi in seguito alla sentenza della Corte del Lussemburgo. Nonostante ciò la Corte ordinaria di Stoccolma ha recentemente riconosciuto un lodo intra-Ue ottenuto da un investitore lussemburghese contro la Spagna. Inoltre alcuni investitori stanno cercando di far riconoscere i lodi al di fuori della Ue. La situazione che si è creata, conclude l’avvocato, «è la conseguenza di una diffidenza da parte delle istituzioni Ue a far decidere casi molto rilevanti a soggetti privati che non sono giudici».