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ItaliaOggi – Simona D’Alessio
Quattro anni (consecutivi) di crescita dei redditi medi dell’avvocatura. Ma è tirando le somme il 31 dicembre scorso (sulla base dell’anno d’imposta 2018) che il miglioramento si è delineato in modo marcato: l’aumento è, infatti, del «2,2%» per una platea collettiva che, oramai, si aggira sulle 245 mila unità di iscritti alla Cassa previdenziale e assistenziale forense (nel 1990 erano 42.366, nel 2000 arrivavano ad 88.658, un decennio dopo, nel 2010, ammontavano a 156.934). E sulla quale, però, nel momento in cui la ripresa dei guadagni si era manifestata con maggiore limpidezza, si sta affacciando lo spettro della recessione (la «più profonda dal dopoguerra», secondo quanto ha affermato proprio ieri il commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni), a causa della pandemia da Covid-19 e del blocco di ampi settori produttivi deciso dal governo per frenare l’avanzata del contagio, che hanno caratterizzato l’avvio del 2020. Ad anticipare ad ItaliaOggi alcune cifre contenute nel bilancio consuntivo per il 2019, che verrà votato nei prossimi giorni dal comitato nazionale dei delegati, è il presidente dell’Ente pensionistico Nunzio Luciano: al «trend» positivo delle entrate degli associati, racconta, si accompagna un altro elemento di spicco, che imprime un cambiamento dei «connotati» della categoria, ossia il «sorpasso della componente femminile», rispetto ai colleghi, giacché è donna il 52% degli avvocati. È, tuttavia, ancora il restante 48% di professionisti a portare a casa la porzione più consistente dei guadagni e, di conseguenza, a dare la (virile) spinta verso l’alto all’ultima performance reddituale registrata dall’intera categoria, quella relativa al 2018: la media è di «39.473 euro», con un progresso, come accennato, del 2,2% sull’annualità passata. «Nel complesso, stilando il bilancio, il quadro del 2019 ci era apparso confortante, sul fronte degli utili e del rendimento patrimoniale», adesso, con la morsa dell’emergenza sanitaria che attanaglia il Paese, «la situazione muterà, ma occorre pensare a delle soluzioni per il futuro dell’avvocatura. Una mia idea, che accarezzo da tempo, è quella di investire in una formazione diversa, che ci permetta di intercettare nuovi spazi di mercato», commenta Luciano. L’orizzonte lavorativo, però, appare incerto, e non da oggi, per una discreta «fetta» di membri della categoria: a darne prova i circa 144 mila iscritti alla Cassa forense che hanno richiesto correttamente l’indennità dell’ammontare di 600 euro prevista dal decreto «Cura Italia» (legge 27/2020) nel mese di aprile. Il «bonus» spetta a chi ha un reddito inferiore ai 35 mila euro (nel 2018), o entrate fi no a 5 mila euro, ma può dimostrarne il calo di 1/3 nel primo trimestre dell’anno. E, numeri alla mano, la metà degli avvocati versa in condizioni fi nanziarie tali, da poter benefi ciare del sussidio statale.