Avvocatura bloccata dalle liti

Italia Oggi, di Gabriele Ventura –

Avvocatura bloccata dalle liti interne. Alcuni pilastri del nuovo ordinamento forense che darebbero linfa a una categoria che naviga da tempo nella crisi sono impantanati al Tar o al Consiglio di stato, la rappresentanza politica è rinata dalle ceneri di uno scontro all’O.K. Corral durante l’ultimo congresso forense, il malcontento della base nei confronti degli organi istituzionali è ai massimi storici con petizioni di protesta che raccolgono sempre più consensi. Vediamo tutti i fronti aperti. Riforma forense. Sono attualmente tre i regolamenti di attuazione del nuovo ordinamento forense impantanati tra le maglie della giustizia amministrativa: elezioni degli ordini territoriali, specializzazioni e cassazionisti. Il regolamento sulle elezioni è stato sospeso dal Consiglio di stato e l’unica via d’uscita dall’impasse elettorale che ha coinvolto numerosi ordini territoriali è rappresentata dal disegno di legge all’esame della commissione Giustizia del Senato ormai da mesi. Sono stati presentati gli emendamenti al nuovo testo emendato e si attendono i pareri dalle commissioni Affari costituzionali e Bilancio. Ma la luce, per il provvedimento, sembra ancora lontana. Non accenna a sbloccarsi neanche la situazione che riguarda il regolamento sulle specializzazioni, varato con l’obiettivo di dare un nuovo spiraglio all’attività degli avvocati i cui redditi hanno raggiunto il minimo storico. Dopo la bocciatura di parte del decreto ministeriale da parte del Tar Lazio, infatti, il ministero della giustizia ha presentato ricorso al Consiglio di stato, contestando l’«invasione di campo» del Tar Lazio rispetto al potere dell’amministrazione di regolamentare i settori di specializzazione (si veda ItaliaOggi del 17 gennaio scorso). Che via Arenula abbia ragione o meno, il risultato è che le specializzazioni forensi non vedranno la luce ancora per molto tempo. Il terzo nodo da sciogliere riguarda il regolamento «cassazionisti», attualmente sotto la lente della Corte costituzionale (si veda ItaliaOggi del 31 dicembre 2016). Il Tar Lazio si è infatti pronunciato nei giorni scorsi sui ricorsi proposti da alcune sedi dell’Associazione nazionale forense e da giovani avvocati contro il regolamento n. 1/2015 del Cnf. Sollevando dubbi di legittimità costituzionale riguardo l’art. 22 del nuovo ordinamento forense che disciplina le modalità per diventare avvocati cassazionisti. Il regolamento complicherebbe infatti il percorso degli avvocati abilitati in Italia, che per diventare cassazionisti devono seguire corsi e superare esami, rispetto agli avvocati stranieri stabiliti, che per essere ammessi al patrocinio avanti le giurisdizioni superiori, devono solo aver esercitato per 12 anni la professione in Italia. Ma la riforma forense, a cinque anni dalla sua approvazione, è priva di un’altra stampella importante: la disciplina dell’esercizio in forma societaria della professione forense, che il ministero della giustizia avrebbe dovuto emanare entro il 2 agosto 2013. L’ipotesi più accreditata al momento è che sia il ddl Concorrenza a regolamentare le società tra avvocati con l’introduzione del socio di capitale, ipotesi che trova però l’opposizione della categoria. Rappresentanza e mozioni. Un altro fronte di litigio dell’avvocatura è rappresentato dalla rappresentanza politica. Riavvolgendo il nastro, a ottobre è stato mandato in soffi tta l’Organismo unitario dell’avvocatura, sostituito dall’Organismo congressuale forense, composto da 51 membri, per la maggior parte provenienti dal fronte ordinistico, con buona pace delle associazioni rappresentative. La proclamazione dell’Ocf, però, è stata una corsa a ostacoli, ritardata da ricorsi e liti interne. Il risultato è che l’elezione del coordinatore, Antonio Rosa, è avvenuta grazie a poco più della metà dei voti rispetto al candidato concorrente, Sergio Paparo. Così, ancor prima di avviare i lavori l’Organismo è apparso spaccato a metà. Infi ne, nei giorni scorsi, una petizione di un gruppo di avvocati del foro di Catania contro la Cassa forense, cui hanno aderito centinaia di legali sui social network. La richiesta è di ridurre i costi dell’Ente di previdenza. Ricordiamo che l’anno passato le cancellazioni di avvocati dall’albo e dalla Cassa sono state oltre 4.700.

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