Comunicazione e trasparenza Il cambio di passo della Consulta

La Repubblica – 

La memoria del cronista conta quando può documentare una trasformazione epocale. Nel nostro caso quella della Consulta. I giudici, per anni gelosi sacerdoti del silenzio, si trasformano in loquaci interpreti della Costituzione. Dalle pochissime domande, e inesistenti risposte in tristi conferenze stampa, alla Corte che manifesta liberamente il suo pensiero autorevole. Giancarlo Coraggio, il presidente, per giunta in tempi di Covid, affronta 26 giornalisti e altrettanti quesiti. Non si sottrae a nessuno. Per centouno minuti. E quelle che dice sono tutt’altro che frasi di circostanza. La legge sull’omofobia? «È opportuna». Dopo anni ha senso il carcere ai terroristi? «Non si può istituzionalizzare il diritto alla fuga».
L’ergastolo ostativo? «Anche per lui è improcrastinabile prevedere un fine pena». La presunzione d’innocenza? «La gogna mediatica di chi è sottoposto a un processo che dura mezza vita è inaccettabile».
Recovery e decreti? «Se non ora, quando?». Il green pass? «Preferisco rinunciare a un po’ della mia riservatezza, ma avere più libertà di movimento». Coraggio, di nome e di fatto. Chapeau. Un esempio di democrazia, di rispetto per la stampa e per i cittadini che in una Consulta trasparente possono scoprire a quali diritti hanno diritto.
Non per concessione di una parte politica. Ma perché è scritto nella Costituzione.

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