GIUSTIZIA; ANF: SE MAGISTRATI REMANO CONTRO IL PCT MEGLIO RIVEDERE TUTTI I PROTOCOLLI. TRIBUNALE DI MILANO CONDANNA PARTE CHE NON HA DEPOSITATO “COPIA DI CORTESIA” CARTACEA. UN ABUSO, SI VANIFICANO SFORZI PER GIUSTIZIA PIU’ MODERNA E EFFICIENTE.

“Se i magistrati remano contro il processo civile telematico, vanificando gli sforzi compiuti dalla categoria degli avvocati che si sono anche resi disponibili ad andare incontro alle difficoltà della macchina statale, accedendo a richieste extra legem dei magistrati, ci chiediamo se non occorre forse una seria riflessione sull’opportunità di chiedere la disdetta di tutti i protocolli”.

Così il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Ester Perifano, in seguito alla notizia di una sentenza del  Tribunale di Milano , che ha condannato per responsabilità aggravata la parte, il cui avvocato non aveva depositato la cosiddetta “copia di cortesia cartacea”, ovvero la memoria conclusiva che la legge prevede ora che vada depositata solo in via telematica.

“Ci ricordiamo – continua Perifano –  dell’intervento a pochi giorni dall’entrata in vigore del processo civile telematico dell’ Associazione Nazionale Magistrati e del Consiglio Superiore della Magistratura che evidenziarono le  criticità del passaggio al digitale, suggerendo l’opportunità di mantenere, sia pure transitoriamente, il fascicolo cartaceo. Sono passati diversi mesi da allora, e dunque la decisione  del tribunale di Milano di condannare la parte in causa che ha ottemperato a quanto richiesto dalla legge, ma non ha fornito al giudice la copia cartacea, è un vero e proprio abuso. Lo scopo del processo civile telematico è quello di rendere più efficiente la giustizia anche attraverso una sua dematerializzazione, e dunque tenere in piedi i due sistemi è controproducente e costoso per il cittadino. Gli avvocati hanno creduto in una giustizia più efficiente e soddisfacente per il cittadino, e hanno investito molto nella informatizzazione a proprio spese, e dunque è impensabile chiedere allo stesso cittadino – se vuole accedere al servizio giustizia – di sostenere anche costi non dovuti”.

“Tanto meno – conclude Perifano –  è ammissibile condannarlo per aver adempiuto agli obblighi di una giustizia che si vuole 2.0, e per non aver rispettato semplici accordi di cortesia”.

 

Roma 18 febbraio 2015

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