GIUSTIZIA; ANF SULLA MEDIAZIONE: VA VALORIZZATA MA NO A INGERENZE DEL GIUDICE TIPO ‘PRENDERE O LASCIARE’. AL TRIBUNALE DI VASTO UN’ORDINANZA CHE SNATURA LA RAGIONE STESSA DELLA MEDIAZIONE

“La mediazione come sistema alternativo al processo non sta producendo i frutti che molti speravano, ma per valorizzare questo istituto sarebbe opportuno imboccare la strada giusta, che è quella del superamento dell’obbligatorietà e del rafforzamento della cultura della conciliazione, invece assistiamo a episodi dove un giudice, con piglio inaspettatamente invasivo, ne vuole condizionare il procedimento. Suscita, infatti, fortissime perplessità in tal senso la recente ordinanza del 23 giugno scorso del Tribunale di Vasto in materia di mediazione e formulazione della proposta conciliativa, che interviene nonostante il mancato raggiungimento dell’accordo”.

Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini.

“Il provvedimento del tribunale abruzzese – continua Pansini  –  sembra addirittura andare oltre quella che potrebbe essere l’idea del rafforzamento della proposta conciliativa del giudice ex art. 185 bis cpc: indica quale comportamento il mediatore, al di fuori del processo, dovrà tenere e a quale organismo le parti si dovranno rivolgere affinché un tentativo di conciliazione possa ritenersi effettivamente esperito, snaturandone quindi l’essenza stessa, e mette al bando gli organismi i cui statuti prevedono clausole limitative della facoltà del mediatore di formulare una proposta conciliativa”.

“In Parlamento – aggiunge Pansini –  è in discussione il ddl Berruti, che intervenendo nuovamente sul processo civile, prevede la valorizzazione della proposta di conciliazione del giudice e, in sede di audizione, ANF ha già sottolineato l’importanza che una simile previsione non si traduca in  un eccesso di dirigismo che pieghi le parti ad un accordo ‘prendere o lasciare’”.

“Sbaglia chi vuole rappresentare l’avvocato come il professionista impegnato a coltivare strenuamente una controversia, perché egli ha tutto l’interesse a soddisfare in maniera rapida le esigenze del cliente, la stessa mediazione va valorizzata e il radicamento della relativa cultura richiede tempo, ma ciò non vuol dire che si possa soffocare la tutela dei diritti di cittadini e imprese in nome di una giustizia  ‘usa e getta’.Viceversa – conclude Pansini – sembra affiorare il tentativo di subappaltare al mediatore lo svolgimento di un compito, quale quello di formulare una attenta proposta, che invece la legge richiede al giudice all’interno del processo e dopo lo studio del fascicolo”.

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