Liana Milella – La Repubblica
Una piccola rivoluzione ai vertici di via Arenula.
All’insegna però delle parole d’ordine “continuità nella discontinuità” e “tenere insieme voci diverse ma senza cancellarne la specificità”.
Non si azzera lo staff di Bonafede, ma lo si integra con figure che non arrivano, com’è tradizione del palazzo, solo e sempre dalla magistratura, ma anche dalle altre professioni, dagli avvocati – che sicuramente se ne faranno un vanto – o dalla dottrina giuridica.
La neo ministra della Giustizia Marta Cartabia, dopo quasi due settimane di analisi dei suoi dirigenti, e dei vertici, conferma alcune pedine, ma ne aggiunge di nuove, con l’obiettivo, visti i compiti del ministero della Giustizia, di ascoltare tutte le “voci” e non solo quelle dei giudici.
Nessuno “schiaffo” al suo predecessore Bonafede, con la stessa logica che ispirerà anche i suoi interventi legislativi. Si parte dai decreti dell’ex Guardasigilli di M5S – processo penale, ordinamento giudiziario, riforma del Csm, processo civile – per adeguarli alla nuova maggioranza e alla realtà introdotta con il Recovery.
Ma partiamo dallo staff, cioè la notizia della giornata. Resta al suo posto il capo di gabinetto Raffaele Piccirillo, magistrato di lungo corso al ministero della Giustizia, dove dal 2014 al 2018 – quindi con Andrea Orlando ministro – è stato direttore della giustizia penale e poi capo del Dipartimento per gli affari di giustizia. Ma Piccirillo – di Santa Maria Capua Vetere e cognato del procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho – ha soprattutto una solida esperienza internazionale perché, per l’Italia, è stato il capo delegazione al Greco, il Gruppo di stati contro la corruzione del Consiglio d’Europa. In via Arenula con Bonafede è giunto dopo le dimissioni di Fulvio Baldi, toga di Unicost finita nelle chat di Palamara che raccomandava colleghi proprio per posti del ministero.
Ma nell’ufficio di gabinetto arriva anche un professore, Nicola Selvaggi, docente di diritto penale. Mentre la novità al femminile riguarda l’ufficio legislativo, dove lascia Mauro Vitiello, e s’insedia una donna, Franca Mangano, presidente della sezione famiglie e minori della Corte d’appello di Roma. Una toga rossa, a scorrere gli articoli che ha pubblicato di recente sulla rivista di Magistratura democratica Questione giustizia. Ecco, a maggio 2018, un intervento sull’assegno divorzile, e nel 2020 due contributi sull’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo e sui permessi umanitari.
All’ufficio legislativo però restano anche le nomine di Bonafede, come quella della vice capo Concetta Locurto, mentre anche qui, come al gabinetto, ecco un altro vice, Filippo Danovi, professore di diritto processuale civile all’università Bicocca di Milano. Con la ministra, dalla Consulta, dove la segue dal 2014, ecco il capo della sua segreteria Alessandro Baro, mentre dal Sole 24 Ore arriva la sua portavoce Raffaella Calandra.
Non cambia nulla ai vertici del Dap dove rimangono il direttore Dino Petralia e il vice Roberto Tartaglia, mentre resta ancora vacante il posto di capo degli ispettori di via Arenula.