“Il Governo ha un problema a via Arenula, e quel problema si chiama Consiglio Nazionale Forense. Le vicende del giornale dell’Avvocatura e del “gettone” in favore dei componenti del CNF evidenziano in maniera lampante come un soggetto istituzionale che, come il Consiglio Nazionale Forense, esercita contemporaneamente funzioni legislative, di governo e giurisdizionali, possa agire in modo autoreferenziale su tutti gli aspetti – interni ed esterni – che riguardano l’Avvocatura, senza alcun controllo e senza rispondere del suo operato. Siamo certi di un intervento rapido e risolutore del Ministro Orlando, che non deluderà l’intera Avvocatura in quanto ne ha cuore le sorti e la considera una vera risorsa, libera, indipendente e democratica al suo interno, per l’intero Paese”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini, in merito alle spinose vicende che interessano il CNF. L’avvocatura è infatti in tensione sia per la prossima pubblicazione del quotidiano Il Dubbio, avventura editoriale ultramilionaria promossa con fondi del CNF, dunque pubblici, che per i compensi che il Consiglio si è autonomamente riconosciuto, e che vanno dai 90.000 euro per il presidente, ai 70.000 per il segretario e i 50.000 per vicepresidente e tesoriere.
“Il comportamento della massima istituzione forense – continua Pansini – rende più che mai necessaria ed urgente la modifica della legge professionale circa compiti e funzioni del CNF: separazione dei poteri e nuove modalità di elezione di componenti del Consiglio Nazionale Forense. È una questione di metodo, così come evidenziato peraltro, sui giornali di oggi, anche da presidenti di ordini circondariali importanti come Milano e Firenze”.
“Senza questa modifica, episodi come l’adozione di un regolamento sul “gettone-emolumento” adottato dagli stessi beneficiari di quel provvedimento, l’iniziativa del giornale dell’Avvocatura, il doversi pronunciare – in qualità di giudice – su un regolamento elettorale sul quale mesi prima ha espresso un parere in funzione consultiva, sono destinati a ripetersi con gravi danni di immagine per l’intera Avvocatura” – conclude Pansini.
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