Italia Oggi, di Valerio Stroppa –
Magistrati della Corte dei conti sul piede di guerra dopo che il Cpgt, organo di autogoverno della categoria, lo scorso mese di luglio ha approvato un bando per la copertura dei posti di presidente di commissione e di presidente di sezione che esclude dall’accesso i magistrati contabili. Sono già due i ricorsi presentati da alcuni di questi ultimi presso il Tar Lazio, volti alla sospensione (prima) e all’annullamento (poi) dell’interpello bandito dal Cpgt. I ricorrenti hanno anche chiesto a via Solferino (sede del Cpgt) di rivedere la propria posizione, escludendo così un contenzioso dagli effetti imprevedibili ed evitando di fornire ai difensori delle parti un motivo ordinamentale capace di innescare un fi ume di impugnazioni di sentenze tributarie (anche pregresse). La scelta del Consiglio di presidenza nasce dal fatto che l’articolo 3 del dlgs n. 545/1992, ossia il decreto che regola l’assetto istituzionale dei tribunali del fi sco, individua i presidenti di Ctp e Ctr «tra i magistratiordinari, amministrativi o militari, in servizio o a riposo». Mentre la parola «contabili» ricorre ripetutamente nell’articolo 39 del dl n. 98/2011, che ha riformato la composizione delle commissioni con l’intento dichiarato di incrementare la presenza di magistrati togati, ma solo con riferimento ai posti da giudice. E se in passato il problema non si era mai posto, con diversi magistrati della Corte dei conti che oggi ricoprono il ruolo di presidente di commissione e di sezione, d’ora in avanti l’interpretazione del Cpgt impedirebbe a questi ultimi di concorrere per gli incarichi direttivi. «Ci sembra una soluzione giuridicamente discutibile, illogica e allo stesso tempo sorprendente, in netta discontinuità rispetto a un’equiparazione, quella tra magistrati amministrativi e contabili, ormai consolidata da decenni», spiega a ItaliaOggi Massimiliano Atelli, giudice contabile e tributario tra i fi rmatari del ricorso al Tar, «nel nostro ordinamento sono diverse le norme che confermano tale assimilazione, tra le quali quella che dal 1953 regola la composizione della Corte costituzionale (dove i due giudici «amministrativi» sono eletti uno dal Consiglio di stato e uno dalla Corte dei conti, ndr). Nessuno si è mai sognato di metterla in discussione». Prima che la vicenda sfoci nel contenzioso vero e proprio, la magistratura contabile auspica un ripensamento del Cpgt. «Confi diamo che a settembre, alla ripresa dei lavori, le decisioni assunte e il nuovo bando siano rivisti», prosegue Atelli, «viceversa si avrebbe una situazione paradossale, in cui alcuni uffi ci direttivi continueranno a essere espressione di una magistratura che non può più accedervi». Con il rischio che qualche difensore possa mettere in discussione perfino le sentenze rese da commissioni o sezioni rette da presidenti (vecchi e nuovi) «illegittimi». Il precedente verifi catosi lo scorso anno con i dirigenti decaduti dell’amministrazione fi nanziaria è emblematico. Ad appoggiare le ragioni dei giudici contabili c’è anche l’Associazione magistrati tributari, che in una lettera al Consiglio di presidenza ha definito «illogica» l’esclusione dei magistrati della Corte dei conti. Peraltro sia il presidente dell’Amt, Ennio Attilio Sepe, sia il segretario generale, Daniela Gobbi, ai tempi in cui erano a capo del Cpgt hanno autorizzato tali incarichi. «Ritengo che l’istituzione del ruolo unico dei giudici tributari, avvenuta nel 2011, abbia definitivamente fatto venir meno ogni possibile suddivisione in sottocategorie, o ancora peggio in giudici di serie A e serie B», osserva Gobbi, «chi entra nel ruolo unico ha gli stessi diritti di tutti gli altri e deve essere valutato solo per quanto fatto in seno alla giustizia tributaria, a prescindere dall’ambito di provenienza. Personalmente ritengo che ciò valga anche per i componenti laici delle commissioni». La palla passa ora al Cpgt, che tornerà a riunirsi il prossimo 6 settembre.