I Tar fanno solo danni e si occupano di cose che non li riguardano

Libero, Vittorio Feltri –

Notizia vecchia fa un pessimo brodo. Questo. L’Università Statale di Milano ha ricevuto il doppio di richieste d’iscrizione alle discipline umanistiche, in particolare Lettere. E ha risposto imponendo il numero chiuso essendo impossibilitata a offrire ospitalità alla intera massa di studenti desiderosi di frequentarla. Una decisione saggia, corretta e tesa a garantire un buon livello degli studi. Ma gli aspiranti “letterati” non hanno digerito la restrizione e si sono impegnati in un ricorso al TAR, tribunale amministrativo regionale, allo scopo di ottenere l’annullamento della disposizione. Un cittadino normale potrà chiedersi cosa c’entri il Tar con gli atenei. E avrebbe ragione, visto che la laurea non ha valore regionale ma nazionale. In effetti questo è già un mistero fitto. Ma c’è di più. Infatti il numero chiuso di cui parliamo riguarda l’università milanese, mentre il ricorso è stato presentato al Tar del Lazio, il quale ha annullato il numero chiuso in questione. Uno si domanda. Che senso ha un provvedimento laziale se la faccenda riguarda il capoluogo Lombardo? Incomprensibile. Ma nessuno fornisce in proposito delucidazioni. Milano dà una disposizione e Roma la cancella? Ma le regioni non sono indipendenti l’una dall’altra? Altro mistero. Qui bisogna approfondire. I Tar sono istituzioni nate negli anni Settanta con l’ordinamento regionale, a causa del quale il debito pubblico nazionale è esploso. Ciò dimostra non solo che tale ordinamento è stato una disgrazia, ma che il citato Tar è stata una invenzione idiota, una specie di ufficio complicazione cose semplici che andrebbe eliminato immediatamente per manifesta inutilità; peggio, per comprovata dannosità. Ogni regione da una quarantina di anni si è dotata di un Tar che costa un occhio e serve solo a rompere i coglioni, senza offrire alla collettività un benché minimo vantaggio. Esempio. Se una famiglia ha un figlio fesso che viene bocciato a scuola, si appella (…) segue a pagina 9 segue dalla prima (…) a questo tribunale del cacchio e ottiene la promozione del congiunto deficiente. Capirai che meraviglia. Ora il sullodato Tar scopriamo che ha anche il potere di inficiare la delibera giusta e sacrosanta della Statale meneghina, quella di introdurre i test di ammissione a lettere, praticamente assaltata da giovani scemi che sperano di trovare un lavoro imparando a memoria Dante Alighieri e Alessandro Manzoni. Mentre il mercato del lavoro assorbe solo ingegneri e tecnici specializzati. Solo un demente non conosce le esigenze delle aziende, che assumono personale in base alle proprie necessità. Il Tar di Roma invece ignora il dato e cancella il numero chiuso per motivi inespressi in quanto inesistenti. Così si perpetua il pregiudizio italiano che la cultura che conta è quella umanistica mentre quella scientifica è di seria B. Un autentico sacrilegio. Primo. I Tar vanno sciolti. Secondo. Le regioni meritano un ridimensionamento, una riduzione della loro quantità, e, alle più importanti e diligentemente amministrate, occorre concedere l’autonomia. Il resto è fuffa. Milano e la Lombardia hanno dimostrato di essere meritevoli di gestirsi in proprio, Roma e il Lazio, Tar o non Tar, non sono degne di mettere il becco nelle nostre faccende. Pensino alle loro innumerevoli porcherie.

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