Il Ministro Orlando al Parlamento: «Si torna a investire sulla giustizia»

Rivendica al governo il merito di aver chiuso la fase degli scontri sulla giustizia, di aver creato un «clima diverso» grazie a una «costante ricerca del confronto», di aver sottratto il Paese all’«inconcludenza» degli ultimi decenni e di aver creato «un senso diversoe più vivo della responsabilità» di tutti per una giustizia più efficiente. Con il risultato che «l’Italia è tornata a investire sulla giustizia», dice il guardasigilli Andrea Orlando davanti all’Assemblea della Camera, in occasione delle comunicazioni sull’anno giudiziario. Rispetto al 2014, la giustizia potrà contare su risorse aggiuntive superiori al «miliardo di euro», disponibili per il 2015 ma anche per il biennio 2016­2017. Un dato «oggettivamente eccezionale, tenuto conto dei vincoli di bilancio», osserva. «Tanto più importante» di fronte a nuove minacce, come quella del terrorismo di matrice jihadista. Perché il recupero di efficienza della giustizia è «una decisiva risorsa politica per uno Stato che voglia adempiere ai suoi compiti fondamentali», primo fra tutti «la sicurezza dei cittadini», ma «senza cedere di un solo millimetro sul terreno dei principi costituzionali di libertà». «Non stiamo uscendo (faticosamente) da un periodo di crisi economica e sociale per cacciarci in una crisi di civiltà», dice il ministro, ma vogliamo continuare ad essere «la regione del mondo in cui più profondo,e più radicato,è il riconoscimento dei diritti dell’uomo». E vogliamo che l’Europa continui «ad esserei suoi caffè», come diceva George Steiner, e che nessuno cambi «abiti, acconciature o stile di vita». È una relazione di taglio prevalentemente politico quella che Orlando legge nell’emiciclo di Montecitorio, peraltro poco affollato. Forse proprio il «diverso clima» lascia fuori dalla porta dell’Aula molti deputati, anche se l’occasioneè solenne. Il bilancio di Orlandoè positivo. Più volte il ministro parla di «progressi», soprattutto sul civile e sul carcere, dove la fase emergenziale sembra ormai superata. Segnali «positivi» vengono anche dal penale dove le statistiche registrano una lie­ ve diminuzione delle pendenze (da 3.484.530 processi del 2014 ai 3.467.896 del 2015), anche se a fare da «contraltare ­ ammette Orlando c’è la preoccupazione per i dati sulle prescrizioni» (si veda Il Sole 24 ore di ieri). Il ministro ne approfitta quindi per ricordare il ddl di riforma fermo al Senato e si augura che venga presto approvato. Se su civile e carcere Orlando raccoglie i frutti di misure già seminate dai governi Montie Lettae implementate da quello attuale, in altri settori il ministro rivendica una reattività nuova dell’azione politica. Sul fronte del terrorismo è stata riconosciuta la pericolosità di condotte propedeutiche e funzionali all’attività terroristica, è stata anticipata la soglia di punibilità di condotte orientate al reclutamento passivo, all’autoaddestramento, al finanziamento e all’organizzazione di viaggi per il compimento di atti terroristici, è stata introdotta l’aggravante dell’utilizzazione del web e l’Italia si è impegnata in Europa per una più forte cooperazione giudiziaria (seppure non realizzata né con il Pm europeo né con il potenziamento di Eurojust). Orlando tuttavia mette in guardia dal pericolo dei grandi centri finanziari ed economici, delle grandi reti informatiche che, per loro natura, «tendono a sottrarsi al controllo di legittimità» e che perciò impongono un «rafforzamento delle giurisdizioni sovranazionali». Sul fronte organizzativo, ricorda che, «per la prima volta dopo 20 anni», sono state avviate per il personale amministrativo politiche di ricollocamento e riqualificazione (più di 4000 unità saranno assunte nel prossimo biennio); cita la drastica riduzione del 40% delle posizioni dirigenziali del ministero ma loda il personale della giustizia che, nonostante le gravi carenze di organico, ha «garantito il funzionamento del servizio»; ricorda che nel prossimo mese saranno operativi 311 magistrati, che per 340 è in atto un concorso e che sta per esserne bandito un altro per 340 posti. Chiama il Csma guidare «il cambiamento, non solo generazionale», della magistratura, e considera «incoraggiante» l’aver finalmente aperto le porte dei vertici degli uf­ fici alle donne, ormai la metà della magistratura italiana. Promette che la nuova legge elettorale del Csm garantirà la parità di genere e insiste sulla necessità di una riforma del Csm, della magistratura onoraria e del sistema forense. La giustizia civile «resta al centro dell’azione riformatrice delgoverno», aggiunge, affermando che la digitalizzazione ha consentito di varare il datawarehouse della giustizia civile, la completa targatura di tutto il contenzioso italiano e la misurazione delle performance di ogni ufficio, fruibile al pubblico online: «la più grande operazione di trasparenza di un’amministrazione pubblica italiana». L’arretratoè in costante calo: nel 2015 siè scesia 4,2 milioni di causeea fine 2016 si scenderà sottoi4 milioni, assicura;e sarà un «punto di svolta» perché «significa allineare l’arretrato alla capacità di definizione annuale, che si attesta intorno ai 3,8 milioni di affari». Ormai, dice Orlando, nelle classifiche internazionali, l’Italia è in «netto miglioramento: nel rapporto Doing Business della Banca mondiale, abbiamo guadagnato 13 posizioni in un solo anno sul versante del contenzioso commerciale. Merito soprattutto dell’informatizzazione del servizio, «una priorità» per il ministero, che quest’anno vi investe 150 milioni di euro. Ma anche grazie al processo civile telematico «il servizio giustizia si pone oggettivamente all’avanguardia in Europa». In prospettiva c’è la riforma del processo civile, il potenziamento del Tribunale delle imprese (con l’80% degli affari pervenuti definiti nei primi due anni), quello della famiglia, la riforma fallimentare (a cominciare dalla cancellazione della parola fallimento) in funzione di prevenzione della crisi di impresa. Sul fronte del penale, dove si finisce spesso per cedere a «semplificazioni, strumentalizzazioni e al populismo, il governo ha introdotto «molte significative novità», dall’anticorruzione al falso in bilancio al voto di scambio. Idem nella lotta alla criminalità organizzata che «rimane un punto cardine dell’attività di governo» (Orlando sarà a Palermo per l’inaugurazione dell’anno giudiziario).E poi la particolare tenuità del fatto, la depenalizzazione, la messa alla prova: misure volte a deflazionare il carico penale e che «contribuirannoa far scendere significativamente quel dato ancora negativo sulle prescrizioni». Infine, la tutela delle vittime dei reatie la riduzione della rilevanza penale dell’immigrazione clandestina nell’ambito di un intervento complessivo su rimpatri e tempi per il riconoscimento dello status di rifugiato. Ultimo, ma non ultimo, il carcere, con la riduzione a 52.164 unità dei detenuti a fronte di 49.574 posti regolamentari. Un quasi traguardo, anche se l’Italia resta «uno dei Paesi a più alto tasso di recidività in Europa». La conclusione di Orlandoè che la giustizia italiana «sta cambiando». Ma, aggiunge, il ministero vuole essere anche il ministero dei diritti delle persone offese e nel 2016 su questo fronte «si faranno passi ulteriori»

 

Donatella Stasio, Il Sole 24 Ore

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