INTERCETTAZIONI; PANSINI (ANF): QUELLE TRA AVVOCATO E CLIENTE SONO STRUMENTI DA REGIME. IL DIRITTO ALLA DIFESA E’ INVIOLABILE, ARTICOLO 24 DELLA COSTITUZIONE DISATTESO RIPETUTAMENTE

“Le intercettazioni telefoniche riguardanti le comunicazioni tra l’avvocato e il cliente sono strumenti di indagine degne di regimi e Paesi che non hanno la cultura giuridica pari a quella italiana. Stupisce e indigna il fatto che l’articolo 24 della Costituzione, che recita che il «Il diritto di difesa è inviolabile», venga disatteso ripetutamente nell’assuefazione generale, con l’eccezione ovviamente dell’Avvocatura e di pochi commentatori, costretti in minoranza dallo strapotere della giustizia inquirente e da un malinteso senso della libertà di stampa”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini.
“I recenti fatti di cronaca politica – continua Pansini – sono esempio eclatante non solo di come venga infranto il codice di procedura penale – che dice chiaramente che non è consentita l’intercettazione relativa a comunicazioni tra difensori e le persone da loro assistite – ma anche come si sia perso di vista il confine tra l’importanza di dare una notizia e rispettare l’etica professionale”.
“Anche magistrati autorevoli come il procuratore Gratteri hanno messo il dito nella piaga dell’uso eccessivamente disinvolto delle intercettazioni tramutate in veline, ma quello che preme alla categoria degli avvocati è denunciare ciò che avviene al di fuori dei casi noti che ottengono la ribalta mediatica: quando un cittadino affida la propria difesa ad un legale, con implicazioni anche molto gravi sul suo futuro, lo deve fare affidandosi totalmente, non correndo il rischio che la strategia processuale difensiva venga condivisa anche con chi sta indagando su di lui” – conclude Pansini.

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