La giustizia non è ancora uguale per tutti


Il Sole 24 Ore – Giovanni Negri – Sarebbe facile la tentazione di sostenere che la giustizia si è fermata a Vallo della Lucania. E tuttavia è ancora un’Italia divisa quella che emerge dall’indagine del Sole 24 Ore del lunedì sulla durata della giustizia civile. Una divisione che corre tra Nord e Sud e tra controversie stesse. Dove la domanda di giustizia ha risposte molto diverse, quanto a tempi, da ufficio giudiziario a ufficio giudiziario. Con conseguenze non proprio banali in termini di accesso alla giurisdizione. Quest’ultimo, infatti, dovrebbe essere a tutti assicurato senza distinzioni. Tanto meno quelle fondate sul luogo di amministrazione della giustizia. Ora, i dati dell’indagine mettono in evidenza che la realtà è assai diversa. Da un tribunale all’altro, la medesima causa ottiene soluzione in tempi assolutamente distanti. Il che introduce, nelle valutazioni dei cittadini sulla volontà o meno di procedere in giudizio, considerazioni inedite.

Se infatti i tanto contestati (dall’avvocatura) costi di accesso alla giustizia, cristallizzati nei continui aumenti del contributo unificato, sono almeno uniformi sul territorio, la variabile cronologica e il suo impatto sui costi non è affatto omogenea. E allora, purtroppo, rientra quasi nell’ovvietà il fatto che il cittadino di Vallo della Lucania prima di procedere ad avviare una causa si interroghi, come tutti a dire la verità, su quanto durerà la causa e quanto costerà. E poi, magari, deciderà di soprassedere. Conclusione sicuramente aderente al principio di realtà per cui se l’accesso alla giurisdizione è a tutti garantito, la sua amministrazione è invece una risorsa scarsa, che deve essere utilizzata con criterio e, forse, parsimonia.

Il fatto è che però alla conclusione di desistenza giudiziaria, da leggere forse anche come minima àncora di salvezza del sistema, non arriverà (probabilmente), nella stessa situazione, il cittadino di Ferrara. Qualche domanda allora il legislatore dovrebbe porsela per assicurare nei fatti uniformità delle condizioni di amministrazione della giustizia.

Sarebbe però ingeneroso non riconoscere che non siamo all’anno zero e che, nel tempo, passi avanti ne sono stati fatti e, soprattutto, risultati ne sono stati ottenuti. A cambiare, negli anni, è stata innanzitutto la propensione alla conoscenza e poi all’intervento. Così il ministero della Giustizia ha avviato, con fatica all’inizio, poi con maggiore successo, un meritorio lavoro di mappatura delle reali condizioni degli uffici giudiziari. Lavoro di cui va riconosciuto merito ai diversi responsabili del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria via via succedutisi e che ha permesso, per esempio, di procedere a interventi veramente di sistema come la revisione della geografia giudiziaria oppure l’accertamento delle sedi più esposte al rischio di cause risarcibili da legge Pinto.

Lavoro poi non solo accademico, dal momento che, con fatica certo e con percentuali non certo a doppia cifra, lo stock di cause arretrate è andato diminuendo in maniera costante. Come pure è stata limata la durata media.

Tra pochi giorni, forse tra poche ore, in consiglio dei ministri approderà un ambizioso (almeno nelle intenzioni) disegno di legge che, modificando il Codice di procedura, punta a un drastico taglio dei tempi, accompagnato da una predeterminazione della durata massima di ogni giudizio (6 anni oppure 4 per le controversie in materia di lavoro e famiglia), con possibile illecito disciplinare quando il magistrato ha sforato i limiti di tempo in più di un quinto dei fascicoli che gli sono assegnati.

Della ricetta fa parte anche un piano di 9mila assunzioni nel personale amministrativo, con una quota già avviata, e l’estensione della pianta organica dei magistrati. Infine, a migliorare la situazione potrebbero contribuire anche misure di natura ordinamentale. A venire rafforzate nelle valutazioni di professionalità saranno, per esempio, ancora di più le capacità organizzative, introducendo nuove forme di illecito anche per i vertici degli uffici che, per negligenza, siano responsabili di disfunzioni significative.

La strada certo è ancora lunga e, per molti versi, impervia. E, tuttavia, quella distanza tra Ferrara e Vallo della Lucania non è ineluttabile che debba aumentare.

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