Corriere della Sera, di Isidoro Trovato –
È quasi una guerra dei mondi. La contrapposizione tra quello il mondo delle professioni, quello delle imprese e quello della pubblica amministrazione. I professionisti italiani si sentono sempre più spesso alla mercé di soggetti contrattualmente forti, in grado di imporre clausole al ribasso e contratti capestro. Il Cup ha riconsiderato la questione «equo compenso» anche alla del contesto legislativo europeo. In Spagna per esempio è previsto un tariffario orientativo. Mentre in Germania le tariffe sono obbligatorie e il mancato rispetto da parte del professionisti è sanzionato a garanzia dei cittadini che hanno dei riferimenti certi. Si tratta di due casi specifici che farebbero crollare il mito che sia stata una direttiva comunitaria ad avere voluto l’abolizione delle tariffe per i professionisti italiani. Secondo i professionisti che scenderanno in piazza, la storia ha dimostrato che il doppio intervento abrogativo del 2006 e del 2011 non ha portato alcun vantaggio concreto né ai cittadini né ai professionisti. Ma ha esclusivamente creato confusione e incertezze. In realtà, quando sono sparite le tariffe sono sparite, sono apparsi i parametri giudiziali (vero e proprio tariffario professionale) che servono al giudice per stabilire il valore della prestazione professionale nel caso si instauri su di essa una controversia. Il punto è che si tratta di dati non utilizzabili (neanche come riferimento) nel corso dell’ordinaria attività.
Gli ordini professionali sono in agitazione proprio per questa lunga serie di motivazioni e le iniziative si fanno sempre più decise per arrivare ad un risultato concreto. Niente è scartato: dalla azione politica di contatto con ministri e parlamentari a quella legislativa, alla petizione popolare con raccolta di firme. Già nel Jobs act del lavoro autonomo, appena approvato, vengono tutelati i crediti dei professionisti vantati con la Pubblica amministrazione. Ma una piena riabilitazione delle tariffe viene considerata indispensabile per arginare la crisi .
Il tema dell’equo compenso entra quindi a tutti gli effetti nell’agenda politica italiana. A distanza di sei anni dalla definitiva abolizione delle tariffe, il tema ritorna al centro del dibattito. In ballo ci sono i diritti economici di 2 milioni e 300 mila professionisti ordinistici, per le prestazioni dei quali manca qualsiasi riferimento tariffario. A parlarne per primo è stato il Cup in occasione dell’audizione sul Jobs act del lavoro autonomo alla Camera, ora arriva anche l’agitazione di piazza. Adesso toccherà all’esecutivo trovare un accordo che ponga fine alla guerra tra i mondi.