Il Sole 24 Ore, di Federica Micardi
Oggi gli avvocati in pensione percepiscono un assegno medio annuo di 38mila euro. Parliamo della generazione precrisi, abituataa un andamento del reddito in tendenziale crescita dove la concorrenza era meno marcata e dove la pensione veniva calcolata seguendo un calcolo retributivo estremamente generoso. Se guardiamo al passato, vent’anni fa per esempio, c’erano 1,5 avvocati ogni mille abitanti e gli iscritti alla Cassa erano 64.466; la crescita di iscritti annualmente era tra l’8e il 10%ei redditi salivano anche con percentuali a due cifre (gli aumenti più alti si sono registrati nel 1997 con + 14,4% e nel 2004 + 13,7%) . Oggi lo scenario è molto cambiato: gli iscritti sono 239.848 e il rapporto medio è salito a quattro avvocati ogni mille abitanti con picchi di sette avvocati ogni mille in alcune zone del Sud. Questo numero include anche i 50mila avvocati che pur dichiarando redditi sottoi 10mila euro si sono dovuti iscrivere alla Cassa, ob bligo introdotto con la legge 247/2012, con una conseguente sostanziale modifica degli scenari demografici e reddituali della categoria. Anche sul fronte dei redditi ci sono sostanziali differenze: nel 1996 il reddito medio Irpef (rivalutato per annullare l’effetto inflattivo) era di 54.298 euro mentre nel 2015 questo valore è sceso a 38.385. Tornando alle pensioni attualmente erogate (si veda il grafico riportato in pagina) possiamo dire che i pensionati di vecchiaia sono prevalentemente uomini: su un totale di 13.933, infatti, le donne sono solo 1.118. Questa forbice è destinata nel tempo a ridursi sensibilmente, visto che le donne che esercitavano la libera professione di avvocato vent’anni fa erano il 22,9% mentre oggi sono il 47,6 per cento. Le altre tipologie di pensioni attualmente erogate dalla Cassa sono: anzianità (1.279 di cui 924 uomini); invalidità e inabilità (1.128); contributiva (1.559); reversibilità (7.335, di cui 7.106 erogate a donne); indiretta (2.218). Un aspetto che emerge dalle pensioni attualmente erogate è la differenza di entrate tra uomini e donne: i primi hanno una pensione di vecchiaia di circa 38.500 euro mentre le seconde scendono a 31mila euro; una forbice che, confrontando i redditi per genere, sembra destinata ad allargarsi. La fotografia del passato e del presente è chiara; difficile sapere cosa accadrà tra vent’anni ma è possibile però fare delle proiezioni e, in alcuni casi, porre dei “paletti”. In base alle attuali regole ogni avvocato, deve versare: 1 un contributo soggettivo pari nel 2017 al 14,50% (era del 14% nel 2016 e salirà a 15% nel 2021); 1 un contributo integrativo del 4%; 1 il contributo di maternità pari, per il 2017, a 169 euro. A prescindere dai guadagni e qui cominciano i paletti l’avvocato iscritto a Cassa forense deve obbligatoriamente versare un minimo annuale (nel dettaglio il contributo minimo soggettivo è pari a 2.815 euro) e il contributo integrativo minimo è di 710 euro. Sono previsti però degli “sconti”: il contributo minimo soggettivo è dimezzato per i neo iscritti under 35, per i primi sei anni di attività, mentre il contributo minimo integrativo non è dovuto per i primi quattro anni ed è dimezzato peri successivi cinque anni. Come contropartita di questo sacrificio la Cassa si fa garante per un assegno annuo minimo garantito oggi pari a 11.962 euro. Dato che il versamento minimo non copre l’intera cifra, la differenza viene integrata con il contributo di solidarietà del 3% che gli avvocati “abbienti” versano a sostegno dei colleghi meno fortunati; questa percentuale viene calcolata sull’eccedenza tra il tetto pensionabile massimo pari oggi a 98.050 euro e il reddito professionale netto dichiarato. La previdenza lavora su tempi molto lunghi, (considerando che per andare in pensione senza decurtazioni oggi un avvocato deve attendere i 70 anni) dove la programmazione è difficile. C’è però a disposizione degli iscritti di Cassa forense un simulatore accessibile dal sito della Cassa e utilizzato oltre 64mila volte da gennaio a maggio 2017 che consente di immaginare diversi scenari professionali e vedere quale impatto avrebbero sull’assegno pensionistico. Uno strumento che permette, volendo, di programmare contributi aggiuntivi volontari totalmente deducibili possibili per Cassa forense dall’1% fino al 10% del reddito professionale entro il tetto massimo dei 98.050 euro.