Legali, esami sotto scacco

Italia Oggi, di Gabriele Ventura –

Boom di ricorsi per l’esame da avvocato. Nel 2015 sono stati 426 per gli scritti e 37 per gli orali. Motivo prevalente: l’attribuzione, allo scritto, del solo voto numerico senza motivazione. Così, su 544 fascicoli arrivati sulla scrivania dell’ufficio del ministero della giustizia dedicato al contenzioso delle libere professioni (in forte aumento rispetto ai 330 del 2014), ben 463 riguardano l’esame di stato per l’accesso alla professione forense. Con via Arenula che, a sua volta, ha scelto di impugnare tutti i provvedimenti sfavorevoli all’amministrazione motivati sulla insufficienza del voto numerico, in accordo con l’avvocatura generale dello stato e con l’ufficio III della direzione generale della giustizia civile, per non gravare ulteriormente le sottocommissioni nelle operazioni di rivalutazione dei compiti. È quanto emerge, tra l’altro, dalla relazione sull’amministrazione della giustizia relativa al 2015. Esame da avvocato. Via Arenula, sul punto, specifi ca anche che alcuni Tar hanno argomentato ulteriormente la tesi della necessità della motivazione della valutazione dell’esame scritto da avvocato (fondata sull’art. 3 della legge n. 241/1990, che prevede che ogni provvedimento amministrativo deve essere motivato), sostenendo che l’art. 46, comma 5 della legge n. 247/2012 (nuovo ordinamento forense) avvalorerebbe la necessità della motivazione attraverso l’annotazione dei punti in cui l’elaborato risulta insuffi ciente. Sempre riguardo il contenzioso delle libere professioni, il ministero registra anche un notevole aumento dell’impugnativa dei decreti ministeriali, a partire da quelli di attuazione della riforma forense (tra cui il regolamento per le elezioni dei Coa), nonché in materia di mediazione (dm n. 139/2014) e di requisiti per l’iscrizione nel registro degli organismi di composizione della crisi da sovraindebitamento (dm n. 202/2014). Responsabilità dei magistrati. Aumenta poi del 50% il contenzioso derivante dalla responsabilità civile dei magistrati (70 ricorsi nel 2015 contro i 35 del 2014). Secondo via Arenula, l’incremento è stato presumibilmente determinato dall’entrata in vigore della legge n. 18/2015 che ha eliminato, tra l’altro, il fi ltro di ammissibilità. Liquidazione dei compensi. Altra voce importante, per il contenzioso gestito dal ministero della giustizia, è rappresentato dalla opposizione alla liquidazione dei compensi ai sensi dell’art. 170 del T.u. spese di giustizia. La crescita è stata esponenziale: 82 ricorsi nel 2011, 322 nel 2012, 1.185 nel 2013, 1.033 nel 2014 e ben 1.321 nel 2015, con un aumento del 30% rispetto all’anno precedente. L’obiettivo di via Arenula è cercare di ridurre le spese legali relative a tale tipologia di contenzioso che nella maggior parte dei casi riguarda crediti inferiori ai 1.000 euro: attraverso, per esempio, la selezione delle ipotesi di rilevanza tali da giustificare la difesa tramite l’avvocatura dello stato. Legge Pinto. La voce più importante del contenzioso è rappresentato però dai ricorsi ex lege Pinto, con oltre 20 mila nuovi fascicoli arrivati nel 2015 e un debito che, al 30 giugno 2015, ammontava a oltre 450 milioni di euro. In questo senso, secondo i primi dati relativi all’accordo siglato a maggio 2015 con Banca d’Italia per il pagamento dei decreti di condanna in sede centrale, così da permettere alle corti d’appello di concentrarsi sullo smaltimento del debito pregresso, parlano di 4.529 posizioni trattate, derivanti da 1.591 decreti, e 2.503 mandati di pagamento per un ammontare complessivo pari a circa nove milioni di euro.

 

 

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