Liti fiscali, rischio caos per la mancata proroga

Il Sole 24 Ore – 

Tecnicamente a partire dal 1° febbraio Ctp e Ctr potranno tornare a svolgere udienze in presenza anche in un contesto epidemiologico critico. Nei fatti, però, ci si aspetta un correttivo all’articolo 1, comma 17, del decreto Milleproroghe, che ha esteso i termini di applicazione dell’udienza a distanza solo per il processo amministrativo fino a fine aprile. Una dimenticanza che rischia di gettare nel caos la giurisdizione tributaria (ma anche il civile e il penale) che invece, stando alle norme, torna in una gestione ordinaria a partire da febbraio.

Sulla notizia, anticipata domenica dal Sole24Ore, monta la polemica. «Va bene che il presidente del Consiglio ha un occhio di riguardo per la giustizia amministrativa, avendo fatto parte dell’Organo di autogoverno di quella giurisdizione ed essendosi circondato di consulenti provenienti da Palazzo Spada», commenta il presidente del Cpgt (Consiglio di presidenza della giustizia tributaria) Antonio Leone, «ma ciò non è sufficiente a giustificare il motivo della proroga delle disposizioni emergenziali per lo svolgimento delle udienze solo per il processo amministrativo».

L’intervento del presidente dei giudici fiscali segue alla lettera con cui Daniela Gobbi, ai vertici dell’Associazione magistrati tributari, ha chiesto alla presidenza del Consiglio «una estensione immediata» della norma del Milleproroghe anche ai giudici tributari. Perché il timore è che si scateni il caos, considerato che in questi giorni si sta predisponendo il calendario udienze per febbraio, comprese quindi quelle che si dovrebbero svolgere in presenza. L’appello dei magistr intervento di Palazzo Chigi – è che le norme emergenziali vengano allineate il prima possibile, così da evitare una ulteriore crisi per una giurisdizione già provata dalla crisi pandemica. L’attività giurisdizionale, infatti, per essere efficiente ha bisogno di adeguate misure organizzative che, allo stato, non possono essere adottate per via dell’esclusione del tributario dalla proroga dei termini.

Del rischio di creare «confusione e caos» parla anche il presidente Leone. Spiega che «nella relazione tecnica al Milleproroghe si legge, a tal proposito, che la giustizia amministrativa “già dispone di tutta le tecnologia necessaria e delle relative risorse finanziarie iscritte a bilancio”. Voglio ricordare che, proprio in una recente intervista al Sole24Ore, il direttore generale delle Finanze, la professoressa Fabrizia Lapecorella, ha affermato che tutte “le commissioni tributarie hanno le dotazioni informatiche per svolgere le videoudienze” e che il Mef “ha in corso il processo per il loro potenziamento”. Allora mi chiedo, dov’è il problema? Se fossi in grado di capire le ragioni di quanto accaduto potrei non pensare ad una reiterata scarsa considerazione nei confronti della giurisdizione tributaria. O, in alternativa, ad un antico vezzo fatto proprio da chi confeziona le norme emanate da questo governo: quello di fare figli e figliastri. L’attività giurisdizionale ha bisogno, soprattutto in questo momento, di regole chiare, non di confusione e caos».

Una richiesta di «estensione dei termini» stabiliti dal Milleproroghe giunge anche dall’Associazione nazionale magistrati (Anm). Con una nota, spiega che «la mancanza di un’analoga e chiara previsione per i procedimenti civili e penali sembrerebbe preludere a una imminente ripresa dell’attività giudiziaria interamente in presenza, con conseguenti e inevitabili rischi per la salute degli utenti del servizio giustizia e dei suoi operatori».

Per il sindacato delle toghe «l’attività giurisdizionale richiede, per il suo efficiente funzionamento, interventi chiari e tempestivi che consentano, nell’interesse di tutti, la predisposizione di adeguate misure organizzative».

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