Italia Oggi, di Gabriele Ventura –
Il tirocinio dei magistrati italiani è il più rapido d’Europa. La riduzione da 18 a 12 mesi della durata della pratica per i magistrati dei concorsi banditi negli anni 2014 e 2015, operata dalla riforma introdotta dal dl 168/2016, rende infatti l’Italia un unicum a livello internazionale: in Francia sono necessari 31 mesi, in Spagna 18, in Portogallo 22, in Romania 24. Solo la Turchia ha ridotto il periodo del tirocinio a 12 mesi. È la denuncia emersa nel corso del convegno organizzato dalla Scuola superiore della magistratura, che si è svolto lo scorso 20 febbraio presso la Villa di Castelpulci a Scandicci. Sì, perché la riforma taglia inoltre da sei mesi a uno solo il tempo che il magistrato in tirocinio deve trascorrere presso la Scuola. Il resto lo deve passare presso gli uffici giudiziari. All’incontro è intervenuto anche il ministro della giustizia, Andrea Orlando, che da un lato ha sottolineato come l’intervento abbia comunque carattere temporaneo e che può sempre essere riconsiderato. Dall’altro, secondo il guardasigilli, è necessario che la Scuola dia «il giusto peso alla formazione culturale ma si offra anche come luogo di emersione delle prassi organizzative sperimentate negli uffici giudiziari».A parere del presidente della Scuola superiore della magistratura, Gaetano Silvestri, «il giovane magistrato non può limitarsi a imitare il collega più anziano e non deve ridurre il suo ruolo a quello di apprendista. Serve semmai acquisire abilità concrete in quel periodo intermedio di formazione successivo allo studio teorico e precedente alla pratica negli uffici. Si tratta proprio del periodo formativo trascorso presso la Scuola, che serve ad avviare il processo di interazione tra soggetti che dovranno esercitare la medesima funzione». «Il giudice», sottolinea Silvestri, «non può restare confinato in una singola area professionale o territoriale. La formazione iniziale e la formazione permanente costituiscono un tutt’uno: amputare una o l’altra rischia di creare squilibri dannosi per la qualità del servizio giustizia». Secondo il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, «è necessario oggi abbassare l’età di accesso alla magistratura. Pesano in particolare sul percorso i due anni di durata della scuola di specializzazione e bisognerebbe ripristinare l’accesso diretto al concorso, in base al voto di laurea, per poi allargare a due anni la durata del tirocinio presso la Scuola e gli uffici giudiziari. In alternativa è necessario riportare a 18 mesi la durata del tirocinio, dato che la riduzione a 12 mesi appare contraddittoria. Per quanto riguarda i moduli formativi dei tirocinanti, che da quest’anno si svolgono in consiglio sui temi ordinamentali, ritengo opportuno per i giovani avere piena contezza del ruolo e delle funzioni del Consiglio fin dall’avvio del percorso formativo». A parere di Orlando, «la formazione teorica resta essenziale perché rappresenta il fondamento delle capacità di risolvere le questioni e fornisce il lessico necessario ai magistrati. Altrettanto essenziale, però,è l’esperienza interna alla vita del tribunale, che permette di entrare in contatto con avvocati, personale amministrativo e cittadini. Il taglio teorico e il contenuto empirico devono incontrarsi e bilanciarsi».