No ai due gradi di giudizio nel processo tributario

ItaliaOggi – 

L’eliminazione di un grado di giudizio nel processo tributario non piace ai commercialisti. L’annuncio fatto dal presidente del consiglio Giuseppe Conte, che nel discorso di fi ne anno ha dichiarato di voler mettere mano alla giustizia tributaria con l’obiettivo di ridurre a due soli gradi di giudizio i processi contro gli atti dell’amministrazione fi nanziaria, ha causato una serie di reazioni polemiche dalle associazioni di categoria, nonché dal Consiglio nazionale. In una nota diffusa ieri, il presidente del Cndcec Massimo Miani ha espresso tutte le sue perplessità sulla proposta: «Il vero collo di bottiglia che costringe a «restare appesi dieci anni a una cartella», per riprendere le parole del premier Conte», spiega il presidente Massimo Miani, «è oggi rappresentato dal giudizio di legittimità dinanzi alla Corte di cassazione che la Costituzione, giustamente, ritiene insopprimibile. Per questo, la proposta abolizione del grado di appello, oltre a non portare signifi cativi benefi ci alla riduzione dei tempi del processo, fi nirebbe per aggravare ancora di più i carichi della Cassazione». La proposta non ha causato solo le critiche del Consiglio nazionale, ma anche delle associazioni di categoria. Anc e Adc, per esempio, hanno diffuso una nota congiunta nella quale si afferma che: «L’eliminazione di un grado di giudizio sarebbe un attacco irricevibile al diritto alla difesa». Le critiche delle due associazioni sono sintetizzate nelle parole dei due presidenti Maria Pia Nucera (Adc) e Marco Cuchel (Anc): «La possibile eliminazione di un grado di giudizio di merito dinanzi alle commissioni tributarie sarebbe una grave violazione dell’art. 111 della Costituzione. Con la riduzione del livello di difesa delle parti si aprirebbe quindi una grave falla concettuale». Dello stesso avviso Amelia Luca, presidente dell’Andoc (Associazione nazionale dottori commercialisti): «Eliminare un grado di giudizio, oltre che essere una soluzione non in linea con gli altri processi giudiziari, si tradurrebbe solo in una giustizia che, secondo la sorte, potrebbe avvantaggiare l’erario oppure il contribuente. Dunque, l’eliminazione di un grado di giudizio non porterebbe nulla di più alle casse statali, ma minerebbe gravemente il principio del giusto processo».

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