Corriere della Sera – Fabrizio Caccia
Quattro giorni di sciopero, dal 20 al 23 novembre, contro la «controriforma autoritaria» del governo, che vuole «abrogare la prescrizione», e una grande manifestazione nazionale a Roma «in difesa della Costituzione». Lo ha deciso ieri l’Unione delle camere penali, l’associazione a cui aderiscono più di 8 mila avvocati penalisti italiani, per protestare contro l’annunciata riforma della prescrizione (stop dopo la sentenza di primo grado per tutti i reati) in vigore dal gennaio del 2020.
«La prescrizione nel nostro ordinamento è chiamata a svolgere la funzione di presidio del principio costituzionale della ragionevole durata del processo – così si legge nel documento che proclama l’astensione dalle udienze e indice la manifestazione del prossimo 23 novembre -. Soppresso tale equilibratore, il tempo dell’accertamento diviene infinito, definitivamente trasformandosi il processo stesso in pena…».
L’associazione nazionale magistrati, invece, incoraggia il governo a fare di più. Francesco Minisci, presidente dell’Anm, lo ribadisce: «Abbiamo sempre detto che la modifica della prescrizione si deve fare insieme a una riforma più ampia del processo penale. Ora il governo appare orientato ad operare nel percorso da noi sempre sostenuto, quello di non lasciare isolata la modifica della prescrizione che, di per sé, non sarebbe affatto utile. A questo punto, attendiamo di vedere quali saranno i progetti di riforma».
I penalisti, però, non ci stanno. «Questa riforma della prescrizione è pericolosa – dice l’avvocato Luca Petrucci, in prima linea nei processi Marta Russo, D’Antona, Mafia Capitale -. E una delle criticità più evidenti sarà che il cittadino assolto pagherà più di quello condannato. Perché se il pm farà appello contro la sua assoluzione, rischierà di restare sotto processo per un tempo indefinito. E poi non è giusto accusare sempre noi avvocati per le cosiddette tecniche dilatorie. Fesserie! I processi si rinviano a causa delle notifiche o perché cambiano i collegi e allora si deve ricominciare daccapo». È critico anche Giosuè Bruno Naso, legale di Massimo Carminati per Mafia Capitale: «Questa riforma è peggiorativa. Il processo penale viene visto come strumento di tutela sociale, a scapito del principio di legalità. Ricordo però che la prescrizione è un istituto del codice! E poi l’avvocato ha sempre interesse a farli, i processi: perché se il processo langue, il cliente non paga…».
«Ora bisognerà preparare una riforma del processo penale all’altezza di uno Stato a civiltà avanzata – conclude Andrea Mascherin, presidente del Consiglio nazionale forense, l’organismo di rappresentanza dell’avvocatura italiana -. Al tavolo del governo, perciò, dovranno partecipare avvocati e magistrati».