Ordini in pressing per i fondi europei

Ordine_ProfessioneArticolo del Sole 24 Ore di Federica Micardi –
I professionisti possono e devono beneficiare dei fondi europei stanziati per il periodo 2014-2020 per le Pmi.
Un chiarimento arrivato tempo fa dall’Europa e che oggi vede uniti Adepp (l’Associazione degli enti di previdenza dei professionisti), Confprofessioni, il Comitato unitario delle professioni (Cup) e la Rete professioni tecniche, per la prima volta, per far arrivare questo messaggio anche sul territorio. Sono infatti le Regioni a gestire la maggioranza di questi fondi ed è proprio ai presidenti e agli assessori regionali e delle Province autonome che questi quattro organismi hanno scritto una lettera chiedendo un incontro per promuovere l’inclusione dei liberi professionisti tra i beneficiari di agevolazioni, incentivi e bandi promossi nell’ambito della programmazione operativa regionale e territoriale. «Non basta essere inclusi nei bandi – spiega il presidente Adepp, Andrea Camporese – è importante essere inclusi in modo corretto. Se, ad esempio, un bando pone un limite di età troppo basso questo rischia di escludere molte professioni».
A questo proposito, il vice presidente della Commissione europea, in una lettera di risposta al presidente Adepp datata 29 ottobre 2013 non solo scrive che i professionisti possono accedere ai programmi europei ma precisa anche: «ove venissero segnalate delle pratiche diffuse contrarie alla normativa europea, saranno prese le misure necessarie per farle cessare».
La posta in gioco è molto alta, spiega il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella: «Entriamo in competizione con i soggetti che normalmente beneficiano di queste risorse e serve un cambio culturale sia da parte di chi eroga queste risorse sia da parte di chi le chiede». Per Stella serve un lavoro sistematico, l’intenzione è quella di fare una serie di incontri, con il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani (anche lui tra i destinatari della lettera), con i ministeri competenti e con gli assessori. «Non si tratta di un compito facile – spiega Stella – perché ogni Regione ha politiche diverse e strategie diverse». Va anche detto che i fondi europei nel passato sono rimasti, in parte utilizzati, rischio che le rappresentanze dei professionisti questa volta intendono scongiurare.
Per il coordinatore della Rete delle professioni tecniche, Armando Zambrano, è l’occasione perché gli studi professionale si aggreghino. «In Italia il 97% degli studi ha meno di cinque dipendenti – spiega – immettere risorse può consentire di rilanciare assunzioni, facilitare l’aggregazione e anche consentire ai professionisti di aggiornare l’apparato hardware e software». Per Marina Calderone, presidente del Cup, «dare slancio a un settore che ha un indotto di circa 4 milioni di lavoratori tra autonomi e dipendenti è un’azione che va nella direzione del rilancio del Paese».

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