Più giudici per tribunali e procure

Il Sole 24 Ore, di Giovanni Negri –

Venezia, Bologna e Brescia. È in questi distretti che il ministero della Giustizia ha deciso di concentrare il maggiore rafforzamento degli organici della magistratura, sia giudicante sia requirente. Al Csm il ministro Andrea Orlando ha inviato da poche ore il «Progetto per la rideterminazione delle piante organiche del personale di magistratura negli uffici giudiziari di primo grado». Un progetto messo a punto nel tentativo di restituire efficienza al sistema giudiziario anche attraverso un nuova taratura degli organici successiva alla riforma della geografia giudiziaria.
In via Arenula si tiene a sottolineare che la messa punto si inserisce in una serie di interventi con misure di carattere normativo (degiurisdizionalizzazione e avvio di forme alternative di risoluzione delle controversie, per il potenziamento delle quali a breve la commissione Alpa presenterà un pacchetto di proposte) e di natura organizzativa (varo dell’ufficio del processo, potenziamento del processo civile telematico, aumento del personale di cancelleria). Il tutto mentre potrebbe essere vicino alla presentazione in Consiglio dei ministri un decreto legge con un pacchetto di misure per affrontare l’emergenza della Cassazione e accelerare i tempi di definizione delle cause di competenza del giudice unico.

A fare da bussola nell’intervento di Orlando ci sono poi alcune direttrici delle politiche giudiziarie: da una parte la necessità di dare una risposta adeguata alle richieste di giustizia che arrivano dalle aree territoriali nelle quali è concentrato il maggiore tessuto produttivo del Paese, provando a fare diventare la leva giudiziaria uno strumento di sostegno e non di freno alla crescita, dall’altra l’obbligo di mettere in campo un periodo più robusto dell’amministrazione della giustizia in quei territori dove più preoccupante è la presenza di forme di criminalità organizzata.

Sul piano quantitativo, i principali indici di orientamento sono così rappresentati dalla domanda di giustizia e dalla dimensione delle sedi. Sul primo punto, determinante è stata la misurazione dei flussi di affari civili e penali dell’ultimo biennio: l’elemento delle sopravvenienze, a scapito del classico rapporto tra popolazione e magistrati, è stato determinante, accompagnato dall’incrocio con la dimensione dell’ufficio elaborata sulla base di uno studio del Csm, da piccolo a metropolitano, con tre passaggi intermedi.

La domanda di giustizia è stata poi analizzata secondo alcuni indicatori di qualità che vanno dal numero di imprese presenti sul territorio alla loro concentrazione per circondario, passando per l’incidenza della criminalità organizzata e la consistenza dei cosiddetti city user e cioè i fruitori potenziali del servizio giustizia, non residenti sul territorio, ma tuttavia presenti per tutto l’anno o solo per alcuni periodi.

Al tirare delle some così, il maggiore rafforzamento della pianta organica delle toghe vede in testa il distretto di Venezia che potrà contare su 29 giudici e 9 pubblici ministeri, seguito a ruota da quello di Bologna, con 22 giudici 6 pm in aggiunta e Brescia con 18 giudici e 7 rappresentanti della pubblica accusa.

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