Professionisti Ue più competitivi

M. Damiani, ItaliaOggi

Creare una piattaforma comunitaria dedicata allo scambio di informazioni utili ai professionisti in tutta Europa.
Puntare sulla digitalizzazione, garantendo attività di formazione, fornendo gli strumenti adatti e diminuendo gli oneri burocratici in capo ai singoli lavoratori. Utilizzare un approccio qualitativo, e non solo quantitativo, nella valutazione delle norme ordinistiche dei vari Stati membri. Rivedere periodicamente le regole sulle libere professioni, in modo da renderle adeguate al progresso tecnologico. Questi i punti principali della risoluzione A8-0401/2017 (attuazione della direttiva 2005/36/Ce sulle qualifiche professionali e la necessità di riforma dei servizi professionali) approvata ieri dal Parlamento europeo a Strasburgo. «La relazione rappresenta una prima risposta alla comunicazione della Commissione Ue del gennaio 2017, dove veniva richiesto agli stati membri di operare delle migliorie sulla regolamentazione di sette settori economici (architetti, ingegneri civili, contabili, avvocati, consulenti in proprietà industriale, agenti immobiliari e guide turistiche)», dichiara a ItaliaOggi Nicola Danti (Pd), relatore della risoluzione votata ieri in seduta plenaria. «Inoltre, il documento opera una valutazione sull’impatto della direttiva 36 del 2005 e su come si è evoluto il sistema europeo delle professioni». Uno degli aspetti analizzati riguarda l’indicatore di restrittività, un indice (elaborato dalla Commissione) che valuta la regolamentazione dei mercati e dei servizi stabilendo se essa sia sproporzionata e, quindi, non rispetti il principio cardine della proporzionalità delle norme dei vari stati membri. Secondo Danti «l’analisi quantitativa su cui si fonda l’indicatore è importante, ma sarebbe necessario fare un passo in più, ovvero predisporre analisi qualitative delle varie regolamentazioni. Serve un equilibrio tra mobilità e tutela degli interessi pubblici; in questo senso possono essere accettate norme nazionali che prevedano barriere all’accesso relative a specifiche professioni molto importanti per l’interesse comune».

Un altro tema importante della relazione riguarda l’impatto del digitale sul mondo delle libere professioni. Formare i professionisti, dare loro gli strumenti necessari per adeguarsi al progresso tecnologico e diminuire gli oneri burocratici rappresentato i fondamenti dell’attività europea in materia di professionisti. Da questo punto di vista «è necessario creare una piattaforma europea, un network comunitario a cui ogni singolo professionista potrà accedere per conoscere i requisiti di accesso, le regole da seguire e le principali novità in tema di regolamentazione delle professioni in tutti gli stati membri. La sfida del digitale non riguarda solo l’Unione europea: ormai molti servizi offerti dai liberi professionisti possono essere reperiti su internet e a svolgerli non sono europei, ma extraeuropei. Sarà fondamentale corrispondere le giuste misure per permettere ai cittadini comunitari di competere al meglio sotto questo aspetto».

La relazione, infine, effettua una valutazione sul futuro delle professioni regolamentate. Si sottolinea la necessità di predisporre politiche efficaci e coordinate per sostenere i professionisti e la loro capacità di innovazione. Un elemento fondamentale, come detto, sarà l’attività formativa: viene evidenziata l’importanza dell’istruzione, dello sviluppo delle competenze e della formazione imprenditoriale “per garantire che i professionisti europei restino competitivi e siano in grado di far fronte ai cambiamenti che interessano le libere professioni in conseguenza della digitalizzazione e della globalizzazione”.

Viene raccomandato agli stati membri di realizzare adeguate analisi di mercato per assicurare un adattamento più rapido ai cambiamenti delle esigenze dei vari settori. Inoltre, la risoluzione stabilisce che «le regolamentazioni dei servizi professionali devono essere riesaminate periodicamente per tenere conto delle innovazioni tecniche e della digitalizzazione

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