«Rottamazione» per 520 mila liti fiscali

Il Sole 24 Ore, di Marco Mobili

Una rottamazione delle liti fiscali pendenti sulla falsariga di quanto sta avvenendo con le cartelle di Equitalia. E per ridurre drasticamente tutto l’arretrato del contenzioso tributario il Governo punterebbe a una vera e propria riforma: «Aumento della soglia da 20mila a 50mila euro del valore delle liti peri qualiè ammessa la mediazione, la trasformazione delle Commissioni in tribunali tributari con due giudici togati e uno laico e, per il giudizio di legittimità, l’istituzione di una sezione bis tributaria in Cassazione con la chiamata di 50 giudici ausiliari». A dirlo è stato il viceministro all’Economia Luigi Casero nel corso dell’apertura dell’anno giudiziario tributario 2017. L’ipotesi, poi, di utilizzare la rottamazione delle liti come contributo alla correzione dei conti chiesta da Bruxelles vede comunque contrario il viceministro: «Si tratta di una norma “one shot” e dunque da valutare attentamente ai fini dei saldi di finanza pubblica». Piuttosto si potrebbe porre il tema della rottamazione delle liti in termini di «equità fiscale», aggiunge il viceministro, spiegando che oggi «chi rottama la cartella entro il 31 marzo ha più vantaggi rispetto a coloro che si trovano a dover attendere la fine del contenzioso». Quella dei processi pendenti al 31 dicembre scorso è una montagna da scalare composta da 468.839 liti, cui si sommano le oltre 50mila cause ferme in Cassazione. Non solo. Fisco e contribuenti hanno pendenze giudiziarie per il solo 2016 pari a quasi 32 miliardi di euro. Anche se le liti in attesa di giudizio presentano un valore molto più elevato (si veda il servizio in pagina). Per questo un intervento sulla giustizia tributaria appare comunque ineludibile. A lanciare un segnale d’allarme è stato Giovanni Canzio, primo presidente della Corte di cassazione: «Quattro su dieci sono ricorsi in materia tributaria. Oggi, dopo 17 anni, abbiamo una pendenza di oltre 105­106 mila ricorsi, non è tutta ascrivibile al contenzioso tributario, ma ha una buona responsabilità». Sulla Cassazione incombe «un macigno da 50mila cause arretrate». Per non parlare di ragionevole durata del processo: «Oggi una lite fiscale non si chiude prima di 5 anni», ha aggiunto Canzio, sottolineando che «la Cassazione civile non può diventare Cassazione tributaria». Un’idea all’esame del Governo è anche quella di un potenziamento dell’istituto della mediazione: «Si potrebbe valutare l’ipotesi di elevare il limite di valore delle liti dai 20mila euro attuali a 50mila euro. In questo modo si potrebbe utilizzare un’efficace strumento di deflazione del contenzioso che ha dato già importanti risultati». Il disegno di riforma, ha spiegato Casero, potrebbe prevedere poi commissioni tributarie formate «da due giudici togati e uno laico, per dare maggiore potenzialità di efficacia ed efficienza alla giustizia tributaria». Altro nodo da sciogliere è quello «della dipendenza dal ministero dell’Economia delle commissioni tributarie». Tema su cui Casero non appare così contrario alla richiesta avanzata dal presidente del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, Mario Cavallaro: «Per garantire maggiore autonomia e indipendenza, la collocazione naturale della giustizia tributaria e del suo organo di autogoverno è sempre più dentro il ministero della Giustizia o della presidenza del Consiglio». L’indipendenza della giustizia tributaria per il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, passa per «la qualitàe l’equidistanza dalle parti con la professionalizzazione dei componenti». Per Miani, infatti, «occorre introdurre un giudice a tempo pieno, professionale, che possa assicurare autonomia, terzietà e indipendenza della funzione giudicante, oltre che una maggiore sua produttività». No secco dei commercialisti alla riconduzione delle attuali Commissioni tributarie in seno alla giustizia civile. Mentre sarebbe utile circoscrivere ad avvocati e commercialisti la difesa tecnica nel secondo grado di giudizio, come prevede la legge delega Ermini in discussione in Parlamento. Tra le storture da risolvere infatti c’è quello della qualità delle sentenze e dei ricorsi. Canzio ha chiesto anche «un impegno forte dell’Agenzia delle entrate e dell’avvocatura a chiudere le controversie inutili». E non si è fatta attendere la risposta del direttore delle Entrate, Rossella Orlandi, che ha ricordato che «sui ricorsi presentati in Cassazione nel 20152016e su cui l’Agenzia si oppone vinciamo 9 volte su 10». Piena collaborazione dunque tra amministrazione fiscale e Cassazione: «Stiamo lavorando con la Corte per avere sentenze pilota, se la giurisprudenza è altalenante non possiamo dire che abbandoniamo perché non sono soldi nostri, dobbiamo attendere la giurisprudenza», ha spiegato la Orlandi sottolineando, comunque, che «i dati sulle sentenze sono confortanti e che si va migliorando. Il problema ­ ha concluso resta lo smaltimento dell’arretrato».

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