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ItaliaOggi – Michele Damiani – Specializzazioni forensi al rush finale. Ma con un’ultima polemica. Le commissioni giustizia di Camera e Senato hanno infatti licenziato il parere sul decreto ministeriale che introduce ufficialmente nell’ordinamento italiano le specializzazioni forensi. Il decreto esaminato dalle commissioni è una versione corretta di quello già emanato nel 2015 (dm 144/2015), già bocciato dal Consiglio di stato. Le commissioni riunite hanno dato parere favorevole al testo che, quindi, dopo più di 5 anni potrà entrate effettivamente in vigore con la firma del ministro Alfonso Bonafede. Il parere, seppur positivo, è però corredato da due valutazioni in particolare; la prima riguarda la possibilità di concedere il titolo di avvocato specialista a chi avesse ottenuto un master di secondo livello. La seconda, ancor più delicata, riguarda la possibilità in capo al Consiglio nazionale forense di riconoscere anche alle associazioni non specialistiche di categoria la possibilità di organizzare corsi di formazione per ottenere il titolo. Da queste valutazioni, cinque associazioni specialistiche forensi (Agi, Aiaf, Uncat, Ucpi e Uncc) hanno invitato una lettera al ministro Bonafede chiedendo di non prendere in considerazione il parere parlamentare e di procedere alla firma del testo così come corretto e approvato dal Consiglio di stato lo scorso 5 dicembre. Il decreto ministeriale per le specializzazioni forensi, come detto, ha avuto un iter difficoltoso. La norma fu approvata già nel 2015: venivano individuati tre profili di specializzazione (diritto amministrativo, penale e civile)e venivano individuate le modalità per ottenere il titolo (partecipazione a un corso di formazione riconosciuto dal Cnf negli ultimi cinque anni o maturazione di esperienza professionale valutata da un colloquio individuale con rappresentanti ministeriali e della categoria). Il diritto civile prevedeva poi una ulteriore suddivisione di materie di specializzazione, mentre il diritto amministrativo e quello penale rimanevano generici. Proprio su questo punto, prima il Tar Lazio e poi il Consiglio di stato (sentenza 5575(2017) avevano bocciato il decreto, stabilendo come fosse necessaria una ulteriore suddivisione anche per i profili del penale e dell’amministrativo. Inoltre, il colloquio per concedere la specializzazione sulla base dell’esperienza maturata, era considerato troppo appannaggio del Cnf visto che la maggior parte dei componenti era di nomina consigliare. Il Cnf ha così provveduto a modificare il testo e a indicare nuovi settori: l’avvocato potrà specializzarsi in: diritto civile, penale, amministrativo, del lavoro, tributario, internazionale, dell’Unione europea, dei trasporti, della concorrenza, dell’informazione, della persona e della tutela dei diritti umani. Questi i settori; il diritto civile, poi, si suddivide in indirizzi: diritto successorio, diritti reali condominio e locazioni, diritto dei contratti, diritto della responsabilità civile, diritto agrario, diritto commerciale, diritto industriale, diritto della crisi, diritto dell’esecuzione forzata, diritto bancario e diritto dei consumatori. Per il penale invece, ci sarà: diritto penale della persona, della pa, dell’ambiente, dell’economia, della criminalità organizzata, dell’esecuzione penale, dell’informazione e dell’internet. Il settore del diritto amministrativo, infine, si suddividerà negli indirizzi di: diritto del pubblico impiego, urbanistico, dell’ambiente, sanitario, dell’istruzione, dei contratti pubblici, delle autonomie territoriali e della contabilità pubblica. Ogni avvocato potrà conseguire il titolo di specialista al massimo in due settor