Il deliberato del 11/09/2015 sulle performance dei tribunali italiani

Il Direttivo nazionale di ANF – Associazione Nazionale Forense, riunitosi a Roma in data 11 settembre 2015,

V I S T A

 la relazione del Capo Dipartimento Organizzazione del Ministero della Giustizia, dr. Mario Barbuto, dell’11.8.2015 pubblicata sul sito del Ministero di Giustizia e concernente l’aggiornamento del censimento speciale della giustizia civile, la misurazione delle performance dei Tribunali e l’aggiornamento del progetto c.d. “Strasburgo 2” ed i relativi allegati, che segue alla relazione del mese di ottobre 2014 a firma del medesimo Capo Dipartimento inerente i “flussi nazionali dei procedimenti civili” dal 1°.7.2013 al 30.6.2013;

O S S E R V A Sui numeri della giustizia civile

 che i dati statistici del rapporto dell’11.8.2015, aggiornati su un arco temporale più ampio (1.7.2010-30.6.2014) rispetto al rapporto pubblicato ad ottobre 2014 (1.7.2010-30.6.2013), si confermano mezzo utile per una più esatta comprensione della concreta realtà del sistema giudiziario e, in particolare, della giustizia civile in Italia;  che l’approfondita e più dettagliata riclassificazione dei flussi, delle materie e della distribuzione per ufficio e per territorio dei procedimenti pendenti ivi descritta nonché la ribadita separazione tra il concetto di “pendenza/giacenza” (il complesso di tutti i procedimenti in corso, comprese la volontaria giurisdizione e le procedure non strettamente contenziose) e quello di “arretrato” (in sostanza le pendenze ultratriennali), evidenziano un sostanziale ridimensionamento del numero dei procedimenti civili pendenti, con possibilità di un’ulteriore e non indifferente rideterminazione dei dati a seguito dell’annunciato progetto di una “prossima analisi dello stock degli affari della volontaria giurisdizione”;

 che, infatti, i procedimenti civili complessivamente pendenti alla data del 30.6.2014 sono 4.555.613, così suddivisi: – Corte di Cassazione: 99.579; – Corti di appello: 372.421; – Tribunali ordinari: 3.086.272; – Giudici di pace: 1.248.572; – Tribunali per i minorenni: 91.901; – Totale: 4.898.745 –

 che il numero di 4.555.613 di procedimenti rappresenta un dato realistico dello stato della giustizia civile italiana ottenuto sulla scorta anche di una migliore riclassificazione dei flussi pendenti per cui, così come emerge dal rapporto ministeriale, dal numero di 4.898.745 procedimenti pendenti è stato sottratto quello degli affari di volontaria giurisdizione, pari a 343.132, in cui il ruolo del giudice non ha alcuna funzione decisoria ma di mero controllo di legalità;

 che, l’ “arretrato” (i c.d. “pendenti ultra-triennali a rischio legge Pinto”) è costituito da circa 600.000 giudizi di primo grado (Tribunali), circa 120.000 di appello (Corti di Appello) e circa 25.000 giudizi di legittimità (Cassazione); Sulle performance dei tribunali

 che, inoltre, l’indagine ministeriale, attraverso l’analisi (alla data del 31.12.2013) delle performance dei 139 tribunali italiani su un campione di circa 2 milioni di cause complesse di natura contenziosa, evidenzia, sfatando così luoghi comuni ricorrenti, che il numero dei procedimenti civili pendenti e lo stato della giustizia civile non dipendono: – dalla litigiosità degli italiani ovvero dal numero dagli avvocati [l’indice di litigiosità (numero di casi per ogni 100 abitanti) del nostro paese (2.613) è assolutamente nella media europea (2.602) e di pochissimo superiore a quello della Francia (2.575), spesso portata ad esempio per il numero più esiguo di avvocati]; – dal rapporto tra indice di litigiosità e performance degli uffici giudiziari [performance peggiori dei tribunali si riscontrano anche nelle zone a bassa litigiosità e performance migliori si riscontrano anche nelle zone ad alta litigiosità]; – dalla collocazione geografica dell’ufficio giudiziario; – dalle dotazioni delle piante organiche [le piante organiche dei tribunali non sono state oggetto di indagine.

Tuttavia emergono i seguenti dati: il livello di scoperture è elevato, l’analisi sembra dimostrare che non vi è connessione tra scoperture di organico e basse performance e viceversa. Poiché, comunque, l’indagine su tale aspetto andrebbe condotta su un arco temporale più lungo, è preferibile non pronunciare conclusioni su questo aspetto];

 che il calo dei procedimenti rispetto al 2009 è dovuto anche grazie all’introduzione dell’istituto della mediazione e agli aumenti del contributo unificato;

 che alla durata media dei processi civili (844 giorni) contribuiscono picchi, in materia – ad esempio – di successioni (in media 2.323 giorni), via via decrescenti sino, sempre ad esempio, ai 690 giorni delle locazioni ed ai 688 delle cause di lavoro;

 che l’analisi delle performance degli uffici di primo grado evidenzia, accanto ad una buona efficienza complessiva nello smaltimento dei fascicoli (il totale dei definiti è addirittura leggermente superiore a quello dei pervenuti), una eccessiva discontinuità da ufficio ad ufficio: 27 tribunali (tra cui Milano, Torino e Genova) operano con indici di pendenze ultra-triennali e di durata inferiori alla media ed abbastanza in linea con i parametri internazionali, 16 (tra cui Roma) sono classificati come medi e ben 96 tribunali operano con performance inferiori alla media; Sulle conclusioni del rapporto ministeriale  che il rapporto ministeriale conclude l’indagine affermando che: – “lo stato di crisi della giustizia civile, la cui gravità non risiede nell’andamento dei numeri globali ma di quelli più specifici riguardanti le cause contenziose ultra-triennali (non ci si stancherà mai di ripeterlo), è meno allarmante di quella fino ad oggi percepita dall’opinione pubblica e dalla stampa”; – “lo slogan del recente passato circa la «Giustizia (IN)CIVILE con un arretrato di oltre 5 milioni e mezzo di cause» – per l’esattezza 5.257.693 alla data del 31.12.2013 – è oggi superato anche perché in passato appariva ingannevole”; – “si ritiene che siano necessari ed urgenti interventi organizzativi mirati a colpire le vere zone in crisi, cioè il vero arretrato, e non genericamente le «pendenze», né le «false pendenze»; e neppure le pendenze «non rilevanti» o «non definibili (da parte del Giudice)»”;  che, con riferimento alle performance dei tribunali, il rapporto suggerisce e auspica l’adozione del “metodo Strasburgo di Torino” su tutti il territorio nazionale evidenziando l’importanza della leadership del presidente del tribunale e il rafforzamento di principi organizzativi che tengano conto della necessità di definire obiettivi e incentivi per magistrato, di una sua responsabilizzazione e maggiore organizzazione periodica in termini di riallocazione dei carichi di lavoro e misurazione delle performance del tribunale e del singolo giudice;

Considerazioni conclusive

 che va sicuramente apprezzato lo sforzo del Ministero di Giustizia di promuovere un’indagine sullo stato della giustizia civile in Italia;

 che, unitamente all’imminente ingresso di 2.000 unità amministrative nel comparto giustizia, va apprezzato altresì lo sforzo di mettere in primo piano, con forza e chiarezza, il tema dell’organizzazione attraverso il progetto Strasburgo 2, che prevede (tra l’altro) obiettivi specifici di abbattimento dell’arretrato, la responsabilizzazione dell’apparato e soprattutto dei ruoli dirigenziali, l’introduzione di obiettivi anche motivazionali e di controlli più efficienti di carattere organizzativo;

 che i risultati della relazione ministeriale dell’11.8.2015 a firma del Dott. Barbuto sono in consonanza con le conclusioni del dibattito tenutosi nel corso del congresso ANF di Bergamo di maggio 2015 sul tema dell’organizzazione della giustizia, da sempre considerato fondamentale dall’ANF Associazione Nazionale Forense;

 che condivisibile è l’idea di un progetto di riforma del CSM annunciato dal Ministro della Giustizia che, sotto il profilo dell’organizzazione, vuole valorizzare l’importanza dei ruoli di vertice dei Tribunali (ovverosia dei Presidenti), imporre un cambio di cultura e formazione con la previsione di specifici corsi di carattere manageriale per chi vuole ricoprire incarichi dirigenziali e superare definitivamente il criterio per cui nell’individuazione dei presidenti dei Tribunali e dei Procuratori della Repubblica si abbia riguardo solo all’area di appartenenza nella magistratura associata e non anche alle specifiche competenze organizzative e manageriali del singolo magistrato;

 che, al tempo stesso, le risultanze del rapporto oggi, da un lato, contrastano con quanto denunciato all’attenzione dell’opinione pubblica in questi ultimi anni, e ripreso dalla stampa e dai mezzi di comunicazione, in termini di giustizia civile “che frena l’economia del paese” o che “non attrae gli investitori stranieri”, e, dall’altro, non giustificano né giustificavano i ripetuti ed incisivi interventi del legislatore sul sistema processuale italiano, della cui qualità ed efficacia è lecito dubitare, che hanno contribuito ad una sempre crescente e confusa sovrapposizione di norme;

 che gli interventi del legislatore e l’attività del governo e del parlamento di questi ultimi anni nell’ambito della giustizia civile si sono caratterizzati per di più per disorganicità, per mancanza di una visione complessiva del sistema, per una natura prevalentemente emergenziale e per l’inspiegabile necessità di dover piegare il diritto del cittadino alla giustizia al PIL e all’economia del paese;

 che, viceversa, proprio il rapporto ministeriale del mese di agosto, la definitiva trasformazione del processo civile nel “processo telematico civile” impongono un immediato e diverso approccio che coinvolga contemporaneamente tutti gli operatori (compresi commissioni parlamentari, governo, parlamento, magistrati, avvocati, operatori amministrativi) e ponga l’organizzazione degli uffici, la natura telematica del processo, la sua durata in relazione alla natura del contenzioso, quali criteri che congiuntamente devono costituire il minimo denominatore comune di qualsiasi tipo di intervento normativo nel settore civile e assicurare in ogni caso al paese e al cittadino una giustizia che non sia solo e a tutti i costi rapida ma che sia soprattutto “giusta”;

 che al ripensamento organico del processo civile consegue il rafforzamento dei sistemi alternativi alla giurisdizione, il cui radicamento nella cultura di tutti gli operatori del diritto e dei cittadini non può derivare da semplici incentivi fiscali o dal continuo sovrapporsi di istituti;

 che il ruolo dell’Avvocatura, così come è avvenuto anche di recente con il contributo apportato per l’affermazione del processo civile telematico, si è dimostrato decisivo laddove effettivamente ne sono state riconosciute l’interlocuzione, la capacità propositiva e l’affidabilità; tutto ciò premesso, l’ANF Associazione Nazionale Forense

A U S P I C A

che, anche sulla scorta del rapporto ministeriale dell’11.8.2015 e sui dati che la corredano, possa trovare finalmente ingresso tra la politica e gli operatori e sulla “giustizia civile in Italia” un ampio, franco e serio confronto, esteso al nuovo ruolo ed al contributo che su questi temi possono e devono apportare la classe forense e ogni altro operatore del settore, quali protagonisti attivi del “servizio” giudiziario, in modo tale che i progetti di riforma e di intervento portino ad una maggiore certezza e semplificazione delle norme procedurali, accompagnate da un moderno concetto di organizzazione degli uffici e da dotazioni razionali e funzionali di organico, risorse e formazione, e si sviluppino su una base conoscitiva approfondita della reale domanda di giustizia del cittadino e delle risposte che complessivamente il sistema può e deve assicurare.

 

Roma, 11 settembre 2015. Il Direttivo Nazionale ANF

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