Il Comitato organizzatore non diminuisca il numero dei delegati al Congresso nazionale di Rimini

Nel mese di ottobre 2016 si terrà a Rimini il XXXIII Congresso nazionale dell’Avvocatura.

Si susseguono nel frattempo, a Roma, presso il CNF, gli incontri del comitato organizzatore del Congresso forense.

Si discute, si riflette in vista di un appuntamento importante per il mondo dell’Avvocatura. Si dovranno intanto scegliere i temi portanti sui quali la massima assise degli avvocati italiani sarà chiamata a discutere.

L’ANF, tramite il suo Segretario generale Luigi Pansini, solleva di fronte al Comitato organizzatore la fondamentale questione della rappresentanza, affermando la propria contrarietà alla riduzione del numero dei delegati per il Congresso di Rimini.

Di seguito – qui in formato pdf 2016 5 2 nota ANF Congresso Rimini –  il testo della lettera inviata ai componenti del Comitato (Avv. Andrea Mascherin, Presidente Consiglio Nazionale Forense; Avv. Mirella Casiello -Presidente OUA; Avv. Nunzio Luciano – Presidente Cassa Forense; Presidenti Ordini Circondariali Distrettuali; Presidenti COA del Distretto di Bologna; Presidenti Ordini Circondariali Forensi; Presidenti Associazioni maggiormente rappresentative in ambito congressuale).

 

Ill.mi Sigg. Componenti del Comitato Organizzatore,

il giorno 12 maggio p.v. si terrà la terza riunione relativa all’organizzazione del Congresso Nazionale Forense di Rimini, come da convocazione ritualmente pervenuta.

L’incontro segue quello del 5 aprile scorso, durante il quale gran parte degli interventi è stata caratterizzata dalla volontà di affrontare la questione della rappresentanza “politica” dell’Avvocatura e dell’organismo previsto dall’art. 39 della legge professionale e dall’asserita necessità di procedere alla riduzione del numero dei delegati al congresso che, secondo alcuni, dovrebbe già riguardare quelli che parteciperanno alla prossima assise assembleare di ottobre.

L’ANF, ribadita che l’idea di una compiuta e reale rappresentanza degli Avvocati non può prescindere dalla riforma delle modalità elettive dei componenti del Consiglio Nazionale Forense e dalla separazione dei poteri al suo interno, ha espresso parere contrario sulla riduzione – discussa dal comitato organizzatore ovvero dagli ordini che ne fanno parte – del numero dei delegati per il Congresso di Rimini.

La contrarietà espressa muove dal rispetto delle regole statutarie e di funzionamento del Congresso.

Tutti noi ricordiamo che a Bari, nel mese di novembre del 2012, su mozione (n. 20) degli Ordini Forensi della Sicilia presentata dal Collega Marullo di Condoianni, alla quale venne accorpata quella (n. 11) presentata dalla Collega Sorbi, oggi entrambi componenti del Consiglio Nazionale Forense, il Congresso votò per la riduzione dei delegati prevedendo che il loro numero sarebbe stato dato dall’elezione di un delegato per ogni trecento iscritti (in luogo di un delegato ogni duecento iscritti, secondo la precedente previsione).

 Alla mozione congressuale così approvata fu data esecuzione, dapprima, dall’Organismo Unitario dell’Avvocatura con la delibera del 21.3.2014 e successivamente, nel corso dell’organizzazione del Congresso di Venezia, con l’indicazione a ciascun ordine circondariale del numero dei delegati spettante in virtù del nuovo criterio approvato dall’assise di Bari.

Quella che riguarda il quoziente di rappresentanza è norma statutaria modificabile solo dal Congresso con valenza per il futuro.

A Venezia, quindi, il numero dei delegati rispecchiò la nuova previsione statutaria e regolamentare; inoltre, non fu votata altra e diversa mozione che recava un’ulteriore riduzione del numero dei delegati congressuali.

Sulla scorta delle norme statutarie e regolamentari oggi vigenti, l’ANF ritiene che il numero dei delegati congressuali di Rimini debba rispecchiare lo stesso criterio adottato per quello di Venezia (del 2014).

Sicuramente, il numero dei partecipanti è un tema che deve essere affrontato dall’organo competente, cioè dalla massima assise dell’Avvocatura, ma nel contesto più ampio dell’art. 39 della legge ordinamentale e dell’elezione dell’organismo ivi previsto.

Viceversa, proprio la volontà – dichiarata dai presenti all’incontro di aprile – di voler affrontare il tema della rappresentanza dovrebbe favorire la massima partecipazione degli iscritti e una maggiore democraticità dell’assetto dell’Avvocatura, anche alla luce del recente rapporto Censis di marzo 2016 che evidenzia come l’83% dei colleghi “…ritiene che oggi gli interessi della categoria forense siano generalmente poco e per nulla rappresentati…”.

Sotto altro profilo, l’importanza e la rilevanza del Congresso non possono essere nemmeno svuotate sulla scorta della considerazione per la quale le spese per l’organizzazione e la partecipazione dei delegati devono essere drasticamente ridotte; accedere a tale tesi significherebbe limitare fortemente la partecipazione dei Colleghi al momento assembleare più importante per l’Avvocatura. 

Da ultimo, è di questi giorni l’adozione, da parte di COA importanti come quelli di Milano e Bergamo, di delibere che invitano al rispetto del regole statutarie, regolamentari e congressuali quanto al numero dei delegati.

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