La relazione introduttiva del segretario generale Perifano al VII Congresso nazionale di ANF

Franz, ieri avevi detto che domani saresti venuto volontario, eh?

L’insegnante ha aperto il registro. 

E Franz, volente o nolente, ha gettato il cuore oltre l’ostacolo. 

Presentandosi volontario

Franz, ieri avevi detto che domani saresti venuto volontario, eh?

L’insegnante ha aperto il registro. 

E Franz, volente o nolente, ha gettato il cuore oltre l’ostacolo. 

Presentandosi volontario

Chiudo ( e perdonatemi l’involontario gioco di parole) con l’apertura di questo VII Congresso Nazionale, che celebreremo nella splendida cornice della città di Bergamo, la mia esperienza di Segretario Generale dell’Associazione Nazionale Forense.

L’Associazione alla quale, negli ultimi sei anni, ho tentato di dare il massimo e che, per parte sua, dal mio punto di vista, mi ha dato il massimo.

Mi sono sempre sentita a casa, nel Consiglio Nazionale di ANF. Anche quando il confronto , inevitabile e sacrosanto, ha assunto toni forti, accesi , a volte aspri, eppure sempre costruttivi.

Per me, che avevo la responsabilità di rappresentare esternamente l’associazione, toni infine anche rassicuranti, poiché ho sempre avuto la certezza di poter condividere, con tutti voi, in ogni momento, onori, oneri e responsabilità.

ANF è una associazione estremamente ricca, e all’esterno questo si percepisce, più di quanto riusciamo a percepirlo noi stessi, impegnati nella consueta elaborazione : la diversità delle anime che vi si muovono, e soprattutto la loro complessità, sono una grandissima garanzia di approfondimento e di progettazione che, praticamente sempre, sfociano in contenuti densi , moderni e attuali, ma non per questo dimentichi delle nostre radici e della nostra storia.

In ANF ci si confronta, si ragiona, si elabora e si decide : non sono sempre scelte facili, molto spesso occorre trovare la ragionevole mediazione tra punti di vista diversi, ma il vantaggio è rappresentato dal fatto che mai – sembrerà strano, ma in effetti non lo è tanto – i punti di partenza sono radicalmente contrapposti.

E’, semplicemente, quello che si chiama idem sentire, quella strana situazione per la quale, confrontandosi costantemente, e così ragionando e crescendo assieme, si finisce per avere con naturalezza il medesimo approccio nei confronti dei temi di riflessione, più o meno rilevanti. Spesso anche le stesse opinioni, e senza necessità di consultazioni preventive.

ANF , a differenza di altre associazioni ( e converrete con me che tra gli avvocati ne nascono tante, quotidianamente ) , è una associazione vera, fatta di persone.

Vere, che si conoscono e si incontrano .

E grazie a queste persone, vere, abbiamo idee, contenuti, visione prospettica.

Non intendo tediarvi con la pretesa di illustrare il bilancio, politico e più strettamente associativo, della mia segreteria, perché è ormai troppo tardi, sia per le critiche che per i riconoscimenti.

E anche perché sono fermamente convinta che ciascuno di voi ( poiché tra i delegati vedo tantissimi Consiglieri Nazionali) ha già, dentro di se e autonomamente, formulato il suo giudizio. Che, ritengo, sarebbe poco disponibile a modificare solo per la corposità di una elencazione .

Quando ho iniziato, sei anni fa, ero fermamente convinta , e lo sono ancora oggi, che ANF avesse grandi potenzialità inespresse, o meglio mi era assai chiara la assoluta necessità di dover rendere molto più visibile all’esterno la nostra ricchezza, quelle idee, quei contenuti, quella visione prospettica di cui ho parlato poc’anzi.

In un mondo nel quale finisci (purtroppo) per contare solo se appari ( e basta un semplice richiamo alla importanza che hanno assunto i social nel quotidiano del Paese) , anche ANF doveva , pur non abbandonando la sua consistente tradizione elaborativa, recuperare autorevolezza, e quindi visibilità, all’esterno.

Senza pretendere, a tutti i costi, da parte delle altre componenti, la condivisione delle proprie scelte, ma senza più offrire alibi .

Per questo, pur continuando a coltivare con passione l’attività più strettamente politica, e con diligenza quella più strettamente sindacale, uno dei must principali dei due direttivi nazionali da me guidati, condiviso con entusiasmo dai colleghi che mi hanno in quei direttivi affiancato e sostenuto, è stato il recupero all’esterno della posizione che ci spettava, presidiando i territori e diffondendo le nostre idee.

In questa mission abbiamo investito tantissimo : innanzi tutto energie e tempo. Ogni volta che le sedi lo hanno richiesto , abbiamo garantito nelle iniziative programmate la presenza del Nazionale, spesso del Segretario Generale, ma non di rado anche degli altri componenti del Direttivo e dei dirigenti nazionali di maggior rilievo. E questa presenza costante ha, senza alcun dubbio, contribuito a diffondere e a radicare il “marchio”. Nell’interesse della “Ditta”.

Alle modalità tradizionali di intervento sui territori, abbiamo affiancato il potenziamento della comunicazione, rafforzando ANF sui media, consolidando non solo la presenza dell’associazione sulla tradizionale carta stampata, ma riservando una particolare attenzione ai mezzi di diffusione di ultima e ultimissima generazione.

ANF TV è, oggi , una realtà , molto seguita ( e non solo rispetto ad altre iniziative simili) : è riuscita a diventare uno stabile punto di riferimento per il livello informativo di base e, di recente, si è affacciata nel mondo delle web series.

La comunicazione sul web occuperà, in futuro, sempre maggiore spazio, e ANF è presente , costantemente, sui social più diffusi, FB e Twitter.

Perché se siamo, come tanti ci dicono e tantissimi addirittura ci rimproverano, quelli che, in un modo o nell’altro, riescono ad avere una visione più obbiettiva del nostro vissuto e più moderna delle nostre priorità , parlarne solo al nostro interno non serve, né a noi e né agli altri : dobbiamo avere il coraggio di affermarla e sostenerla anche fuori.

Dobbiamo avere, come ha detto qualcuno di recente, il coraggio di pagare il prezzo delle nostre idee.

E, non v’è dubbio, questo coraggio ANF lo ha avuto.

Oggi, e lo dico con orgoglio, ANF è una Associazione che occupa, nel quadro complessivo e variegato della politica forense, un ruolo di rilievo, come ci viene riconosciuto , pubblicamente e ripetutamente. Spesso anche in rapporto ad altre associazioni , pure prestigiose, che però, negli ultimi tempi, sembrano aver perso , per motivi vari, gran parte del loro smalto.

E questo, lasciatemelo dire, non è senza importanza . Perché ci consente di veicolare all’interno del mondo dell’avvocatura, con autorità e autorevolezza, i contenuti che ci appartengono, sui quali ci confrontiamo, e che alla fine, lealmente, condividiamo.

IL formidabile scontro che ci ha contrapposto praticamente “al resto del mondo” in occasione della approvazione della riforma forense, è stato molto duro , a tratti senza esclusione di colpi, ci ha messo al centro del Congresso di Bari del 2012 e si è concluso con la nostra apparente sconfitta .

Ma quella battaglia, che tutti insieme abbiamo intuito essere una delle più qualificanti, per il nostro essere prima avvocati e poi aderenti ad una associazione sindacale che sui territori affianca gli avvocati veri , oggi , nel momento in cui quella pessima legge prende forma attraverso gli innumerevoli regolamenti attuativi , ce la ritroviamo nel nostro palmares, e possiamo rivendicarla con orgoglio e a testa alta .

Avevamo ragione : quella legge era , e la definisco tutto sommato con grande benevolenza, semplicemente inadeguata.

Inadeguata a regolare la vita ordinamentale dell’avvocatura nel nuovo secolo.

Inadeguata a modernizzare una governance che risale ai primissimi anni del secolo scorso ed è rimasta identica a se stessa.

Inadeguata a prospettare nuove forme di organizzazione del lavoro, necessarie come il pane ad una professione alla ricerca della sua dimensione nell’era moderna.

Quella cattiva legge è finita, immediatamente, al vaglio della magistratura.

I ricorsi al TAR già non si contano ( scuola per le magistrature superiori, formazione continua permanente, elezioni dei Consigli dell’Ordine) , e sono destinati inevitabilmente ad aumentare, man mano che prenderanno forma , e sostanza, altri regolamenti attuativi .

In questo quadro così confuso e frammentato, connotato da elementi di grande incertezza e nel quale è complicato individuare un filo conduttore che sia un riferimento effettivo per tutti, si consuma una lenta, ma radicale mutazione genetica della nostra professione, in parte dovuta a spinte esterne ( mai così invasivi i provvedimenti legislativi degli ultimi anni che ci hanno riguardato) e in parte dovuta a ritardi culturali propri della nostra categoria, indotti dalle cattive politiche degli anni passati.

All’incirca negli ultimi dieci anni , non solo abbiamo visto volatilizzarsi alcuni punti fermi che duravano da sempre ( colloco l’inizio del rivolgimento, con una certa dose di ragionevolezza, nel 2006, epoca delle cd. lenzuolate Bersani) , ma abbiamo progressivamente ceduto, quasi sempre senza avere la forza di proporre alternative valide, quote rilevanti della nostra attività .

IL giudiziario, e in ANF ce lo diciamo da anni, è calato mediamente del 30% negli ultimi anni, grazie ad interventi legislativi mirati ad ottenere progressivamente un forte decongestionamento dei Tribunali (aumento del CU, inasprimento delle sanzioni endoprocessuali, conciliazione obbligatoria, revisione della geografia giudiziaria, negoziazione assistita, translatio iudicii), piuttosto che a sviluppare una nuova cultura per la risoluzione delle controversie.

Corrispondentemente, e sono i dati che annualmente diffonde Cassa Forense, i nostri redditi medi sono calati anch’essi all’incirca del 30%.

La mutazione non è ancora definitivamente compiuta, e quello che risulta insopportabile ai più giovani e ai più deboli tra noi è la situazione di grande incertezza nella quale sono costretti a muoversi.

Sono, anzi siamo, spaventati. Perché non riusciamo a capire come saremo , che cosa saremo tra 10 anni.

E’ in questa contingenza che ANF, in linea con le sue formidabili tradizioni, deve sviluppare tutte le capacità di cui dispone e tracciare una linea, indicare una strada che, mi scuserete la notevole dose di presunzione, potrà essere seguita anche da altri. Se solo vorranno liberarsi di inutili e dannosi preconcetti.

In ANF abbiamo saputo , coraggiosamente, guardare molto avanti, quando è stato necessario. Come con la riforma forense, ad esempio. E i fatti ci stanno dando ragione.

In ANF abbiamo sempre, con forza, ogni volta che è stato necessario, denunciato la inadeguatezza delle misure messe in campo dal Governo. Come quelle approvate alla fine del 2014, ad esempio ( translatio iudicii e negoziazione assistita a pena di improcedibilità), per le quali il flop è già oggi una realtà.

Senza farci intimidire, nell’interesse degli avvocati. Per qualcosa, e non contro qualcuno.

In ANF ragioniamo, tempestivamente, sulle proposte che questo Governo frenetico, spesso dalla sera alla mattina, ci rovescia addosso. Su quelle che dovrebbero essere, ma molto spesso non sono, le nostre priorità.

Lo facciamo sempre senza dimenticare da dove veniamo, ma assolutamente consapevoli dell’obbiettivo che vogliamo raggiungere.

Non abbiamo mai avuto paura di dire, coraggiosamente e fuori dal coro, quanto sbagliato fosse accontentare “ a prescindere” il Ministro di turno, perché siamo avvocati e sappiamo, senza falsi corporativismi, se un provvedimento può funzionare oppure no

Né ci ha spaventato impegnare l’associazione sull’affermazione di principi che, all’inizio, sembravano eresie e sui quali, poi, pian piano sono arrivati anche gli altri. Mi riferisco, ad esempio, al tema dei sans papier : è da anni una nostra rivendicazione, abbiamo tentato di introdurre il tema nel dibattito sulla riforma forense, eravamo – allora – soli a dire che bisognava parlarne, e oggi, faticosamente, ci sono arrivati anche altri.

Più di recente è il tema delle società tra avvocati e tra professionisti in genere, di capitali e non, che ci vede in prima fila, e quello che sino a qualche anno fa sembrava una posizione isolata, vede invece di recente formarsi un vasto fronte convergente. In Confprofessioni, ad esempio, dove il fronte professionale ha immediatamente colto le potenzialità di un ammodernamento del sistema e si va facendo largo una posizione colloquiante e costruttiva. Alla quale ANF ha contribuito considerevolmente.

In conclusione , a noi, ad ANF, tocca, questo ormai è evidente, il ruolo di avanguardia : un reparto di ardimentosi che precede il grosso delle truppe per aprire il varco che consentirà di proseguire il cammino. Abbiamo una sensibilità più avanzata, rispetto a quella dominante . Ci siamo ritagliati il ruolo di guida, morale ed ideologica ( passatemi questi termini impegnativi) , delle battaglie più difficili, ma anche più esaltanti e più qualificanti.

Perché il nostro non è un obbiettivo che si limita a noi, alla nostra Associazione, ma è l’obbiettivo del bene e della crescita dell’intera comunità degli Avvocati.

Se è vero che gli elementi fondamentali delle avanguardie sono una importante forza propulsiva, un forte attivismo, anche in chiave agonistica, una predisposizione a vedere lontano e meglio, quegli elementi la nostra associazione li possiede tutti. Come anche l’attitudine alla critica e al contrasto, dai quali scaturisce, infine, una grande spinta creativa.

Le avanguardie attuano, quando occorre, una opposizione alla cultura dominante, o appartandosi aristocraticamente ( come pure qualcuno ci contesta) o partecipando “rumorosamente” al dibattito pubblico.

L’avanguardia si oppone al senso comune, al grado medio, al banale.

L’avanguardia porta alle estreme conseguenze i caratteri della modernità e lo spirito critico, tanto da essere definita, a volte, modernità radicale.

Di qui la difficoltà ad essere compresi dal grande pubblico, che, drogato dalla cultura dominante, si ritrae, quasi intimorito, dicendo che non capisce.

L’avanguardia tende a costituire una istituzione alternativa ed aperta, con una vocazione al lavoro collettivo, per cui non di rado viene vista come una sorta di gruppo di pressione ( a volta anche come manipolo golpista, vista l’origine militare del nome)

Ma infine, proprio se si pensa all’avamposto di un esercito, si può comprendere molto bene che l’avversario non può essere l’esercito che viene dietro e rispetto al quale l’avanguardia s’intende avanzata, ma quello che le si trova di fronte, o meglio il territorio ostile in cui gli esploratori, che scelgono di penetrarlo in avanscoperta, si trovano ad operare, privi di ogni copertura, di ogni garanzia di salvezza.

A me pare che ANF abbia sempre svolto questo ruolo.

Mi piace pensare che sceglierà di svolgerlo ancora, in futuro.

Abbiamo le capacità prospettiche che ci servono, sappiamo come sposare il nuovo con la tradizione, sappiamo individuare i limiti oltre i quali non è giusto andare.

L’acqua non bolle sotto le coperte. Non è stando mollemente al calduccio che arrivano i risultati.

Le idee hanno bisogno di gambe per camminare, di uomini e di donne coraggiosi che si facciano carico di farle conoscere e di sostenerle, anche a prezzo di sacrifici, personali e non, di amarezze, sempre dietro l’angolo.

Ma noi, ripeto, abbiamo un coraggio che manca ad altri : il coraggio di pagare il prezzo delle nostre idee. Anche quando il prezzo è alto.

Grazie. Di cuore. A tutti.

 

 

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